L'arrampicata della Bonino



La Bonino cerca consensi e credito fra le donne, cercando di minimizzare le sue colpe e responsabilità sullo scippo perpetuato, anche e sopratutto grazie alle sue uscite europeiste. Fu lei per prima a introdurre la parità a ribasso per le pensioni alle donne. Poi s'invento che era l'europa che ce lo imponeva e riusci a far uscire la commissione con la direttiva recante l'invito  ad equiparare l'età pensionabile fra uomini e donne, non a penalizzare le donne,solo ad equiparare. Se la Bonino avesse avuto a cuore le condizioni delle lavoratrici avrebbe dovuto fare campagna affinché anche gli uomini andassero in pensione a 60 anni, ma poiché il suo cuore batte altrove, si associò ai vari Brunetta, Sacconi e compagnia bella e , mai così ligi e solerti alle direttive europee, si approvò by-partisan  la legge che penalizzava l'età delle donne a 65 anni. Dimentichi che proprio nelle file dell'opposizione ,nel passato,forti erano le idealità, motivazioni , principi, motivazioni mai scomparse, ma anzi aggravate, che li portava a considerare il lavoro fuori casa delle donne, lavoro particolarmente penalizzante, e che l'apporto delle stesse alla società andava ben al di la dei cinque anni di "privilegio" pensionistico. Ma il pensiero unico della modernità imperversa e domina anche queste menti(?).

Ora la Bonino se ne esce con la proposta veramente stravagante che i soldi recuperati e sottratti alle donne venga loro restituito attraverso investimenti a favore del loro lavoro sociale. Certo a prima vista, per una mente poco attenta,potrebbe essere una proposta saggia. Ma...ma. A parte che con questo governo e con queste forze politiche una cosa del genere mai si potrà sperare di ottenere, nonostante la presenza femminile nel governo ( forse in maniera subalterna e non autonomista?). Ma la si potrebbe inquadrare come una provocazione e quindi un modo per sollevare un problema nelle coscienze femminili, e non solo. Ma sarebbe come a dire che i soldi che i lavoratori pagano di tasse devono ritornare a loro e solo a loro o , che è la stessa cosa, le tasse che gli imprenditori dovessero pagare  ( dove?...quando? ma quando mai!) devono ritornare a loro attraverso privilegi alla classe. Insomma una visione dello Stato e del sociale veramente strano e bizzarro. Le tasse e i contributi a vario titolo che il singolo versa allo Stato non è indirizzato per opere e servizi verso tutta la società, ma solo verso la categoria o settori della società che versano tali contributi. Una visione oltremodo e particolarmente corporativa che nemmeno gli stati più corporativi e fascisti hanno mai avuto. Ma una visione che in pectore  è già presente in quanto il sistema pensionistico non è più di tipo solidaristico , ma di tipo assicurativo. Ognuno percepirà per quel che ha versato.

Oh certo . Se fosse possibile tale spartizione, egoisticamente , dal punto di vista della classe dei lavoratori, ben venisse questa sorta di ripartizione? Staremmo da dio!

Ma è solo una boniniata alla pannella!