Non finiscono mai di far danni!


 Sottopongo un estratto che riguarda l'ex ministro Tremonti scritto da Boeri su la voce.info.(http://www.lavoce.info/articoli/pagina1003318.html)
Ora questo individuo qua ( Tremonti) sempre lo stesso si è presentato da Ferrero in occasione della presentazione del suo libro ( di Ferrero) con la veste del fustigatore della finanza e del mondo dei banchieri , delle loro manfrine e come vessillo della sinistra anticapitalista. E presenta anche una lista la 3L in concorrenza , anche lui con ne destra ne sinistra ma al di sopra. Ricordo che oltre il fatto ricordato da Boeri lo stesso ex ministro , professore( come oggi ama definirsi) nonché socio in uno degli studi di commercialisti specializzati nella evasione fiscale, dei paradisi fiscali, assistenza allo scudo fiscale introdotto dallo stesso Tremonti ecc ecc. è anche colui il quale apri, anzi quasi obbligò le amministrazioni locali ad acquistare derivati, CDS, SWAP ecc ecc nel tentativo di reperire fondi , sia con la scusa di dare servizi ai cittadini sia per spartirli fra i consiglieri ed assessori sotto forma di vitalizi e rimborso spese. E' il caso del procurato fallimento dichiarato dal comune di Taranto nel 2006( allora sindaco la pdiellina DI Bello ex socialista craxiana)


..........Prima della lunga reggenza di Giulio Tremonti in via XX Settembre, la Cassa depositi e prestiti (Cdp) era una banca che utilizzava i fondi raccolti da Banco Posta per finanziare gli enti locali. Nel 2003 si è voluto modificare radicalmente la natura della Cdp, trasformandola in uno strumento attraverso il quale portare debito pubblico al di fuori del bilancio dello Stato, in una specie di nuovo ministero delle Partecipazioni statali, un veicolo attraverso cui gestire vecchie e nuove (strategiche) partecipazioni in imprese italiane. Per attuare questo disegno, c'era bisogno di "de-pubblicizzare la Cassa" portando al suo interno soci privati in modo da non violare la normativa europea. Tremonti aveva bisogno delle fondazioni bancarie, enti apparentemente privati ma c ontrollati politicamente e sulle quali il Tesoro ha potere di influenza anche perché ne esercita la supervisione. Le fondazioni sono così entrate nel capitale della Cassa depositi e prestiti nel 2003, acquisendone, con un miliardo di euro, il 30 per cento del capitale.

Per accettare l'invito di Tremonti a contribuire alla nuova società per azioni, le fondazioni, consce del loro ruolo cruciale nel disegno del ministro, hanno strappato condizioni molto vantaggiose. Le azioni privilegiate in loro possesso davano un rendimento garantito del 3 per cento al di sopra dell'inflazione (come una obbligazione indicizzata) e attribuivano alle fondazioni il diritto di voto nelle assemblee straordinarie e ordinarie, diritto di prelazione nell'assegnazione degli utili e nella ripartizione del patrimonio sociale in caso di scioglimento della società, oltre ad assegnare loro l'indicazione del presidente della Cdp. Il patto prevedeva anche una clausola di recesso (a partire da gennaio 2005 e fino al 2009) che dava alle fondazioni la possibilità di uscire dal capitale della Cdp se non fossero state persuase dalla partecipazione venendo rimborsate senza perdite significative. Insomma, si trattava, come a suo tempo denunciato su lavoce.info di strumenti di debito, con remunerazioni molto importanti, e, nonostante questa loro natura, in grado di attribuire potere di controllo alle fondazioni.

Dal 2010 le azioni privilegiate delle fondazioni sono divenute convertibili in azioni ordinarie; la conversione dopo una proroga deve avvenire entro al fine del corrente anno. Il Tesoro da allora chiede alle fondazioni di pagare un conguaglio per la conversione, valutato fino a 6 miliardi, perché il valore di Cdp è aumentato senza che le fondazioni si siano prese alcun rischio per gli investimenti intrapresi dalla Cassa. In effetti, le fondazioni sono state sin qui obbligazionisti molto ben remunerati e in grado di influenzare la governance della Cassa. Le fondazioni, dal canto loro, sostengono di non dovere alcun conguaglio; la prossimità della scadenza entro cui deve avvenire la conversione dà loro potere contrattuale. Probabile che alla fine riescano nuovamente a strappare condizioni per loro favorevoli versando un modesto conguaglio (si parla di un miliardo e mezzo) e rimanendo nella Cassa...........