ma perché tengo l'orecchio a terra e capisco qual è l'umore degli elettori".


Questa la frase , estrapolata certo dal contesto, ma a mio parere è rivelatore di tutta una filosofia che sta alla base della nostra politica. Indica la crisi della politica. Oh intendiamoci non del solo Bersani o del PD, ma di tutta i politici italiani di cui il PD è uno dei massimi pilastri e dove sia arrivato il concetto di politica.
La politica e i partiti suoi esecutori, da portatori delle istanze e delle esigenze della cittadinanza sono diventati solo gli interpreti. Vi è un questa frase tutta l'evidenza della spaccatura , della separazione fra quel che parte dalla cittadinanza e coloro che dovrebbe interpretarlo. Occorre che i partiti se mettano con le "orecchie a terra "  eufemismo figurativo certo, per riuscire a sapere quali siano i bisogni. Lo spostamento è evidente. I partiti , almeno nel concetto di scienza politica del novecento, e considerati nei loro esponenti o rappresentanti erano le esigenze e i bisogni dei cittadini . Loro compito era ,  non di interpretarli, ma di tradurli in lingaggio e risposta  politica. Cioè dal particolare attraverso la mediazione politica, al generale , dal bisogno del singolo alla risposta della polis .

Oggi, invece, si evince dalla frase di Bersani, di quanto si è spostato l'asse del divenire politico ! Il partito altro rispetto alla società. Chiusi nel loro fortino sovrastrutturale delle istituzioni "democratiche", isolati rispetto a dove va la società, di cosa diviene la società, di come questa si trasforma attraverso le loro azioni legiferanti, di come si trasformano i rapporti di potere all'interno della società e quindi i rapporti di produzione e i rapporti e relazioni all'interno della società, hanno bisogno di mettere le orecchie per terra per conoscere la società. Certo molto meno rispetto a coloro che le orecchie per terra non le mettono nemmeno, Rispetto a quelli che Sanno per divinità propiziatorie o di quelli che legiferano , ma non sanno cosa comporterà e quali risultati darà la loro  opera legiferante.Ma comunque un segnale di modificazione antropologica.

E chiaramente tutto questo non centra con tutto quello di degenerativo e di fatiscente dal punto di vista moralistico, possa essere giunto. Ma questa trasformazione, è insita nella trasformazione nel rapporto di classe. Il capitalismo nella sua nuova fase, quella finanziarcapitalistica necessita della trasformazione fra potere e politica, nella mediazione fra cittadinanza e potere, fra istituzioni democratiche e potere economico. Non ha più necessità di uno scambio mediato, potere contro partecipazione. Gli occorre solo il controllo del dissenso, anche senza consenso sostanziale , ma solo formale. Quindi non servono i partiti portatori di istanze , essi stessi istanze di bisogni e esigenze , ma solo agenti e funzionari della politica capaci di portare le esigenze del capitale e farle diventare, trasformare nel linguaggio semantico e formale esigenze e necessità per tutta la società. Il controllo del dissenso appunto attraverso la persuasione,la trasformazione e la sussunzione che quelle necessità siano "naturali " e ineluttabili". Che quel percorso sia un percorso unico, che la scelta è tra o questo o il baratro