Il comandante Barack

Mi sono sempre chiesto cosa spinga la gente a scendere in strada quando un tizio del quartiere (che non rivedranno probabilmente più)
ha vinto al superenalotto. E' importante, perché credo che la stessa forza stia spingendo le persone a credere che il mondo sia un posto
migliore adesso che c'è Obama.
Io mi reputo troppo marxiano per credere a delle scemenze del genere. Innanzitutto, la pelle non e' un problema in nessuna società
classista. Così come non lo e' l'omosessualità. Se sei povero sei frocio, se se ricco sei gay. Se sei povero sei negro, se sei ricco
sei di colore, se sei il presidente degli USA non sei neanche abbronzato perché non si può dire.
La convinzione che il ghetto fosse stato dovuto al colore della pelle era una convinzione molto diffusa negli USA per via della solita
apologetica: ma e' una dialettica falsa, perché i neri erano svantaggiati in termini di entry point. Se chiamiamo t0 il momento in
cui venne abolita la schiavitù negli USA, la fotografia di quel momento e' di una borghesia bianca possidente e scolarizzata, più un
sottoproletariato di neri senza risorse e senza scolarizzazione. E questo era il problema.
Ma questo non descrive una situazione legata alla pelle, descrive semplicemente una suddivisione in classi. Poiché descriviamo una
società più classista che razzista, l'attenzione dovrebbe concentrarsi più sulla classe sociale che sul colore della pelle.
E su questo piano non e' cambiato nulla: un ricco avvocato americano e' diventato presidente degli USA. La
vittoria non e' stata nel punto
d'arrivo, ma nell'entry point: la vera
vittoria e' che Obama sia potuto arrivare ad essere avvocato, professore universitario, ricco.
Si e' trattata cioè di una
vittoria di tipo economico, e la sua condizione economica (derivante da quella professionale) gli ha
aperto le porte: il motivo per cui un negro e' presidente USA e' riassumibile nel vecchio "pecunia non olet". Chiunque sia abbastanza
ricco da frequentare una buona università, affermarsi economicamente come professionista e fare politica attiva può (in potenza)
diventare presidente degli USA. Ma questo lo sapevamo già.
La massa di aspettative che si concentrano su di lui ha molti punti in comune con la superstizione. Casomai ve lo foste dimenticati, gli
USA stanno entrando nella piu' grande crisi economica del mondo occidentale , dopo aver subito perdite pari al loro PIL. Hanno un
indebitamento mostruoso con Cina ed altri, un sistema di infrastrutture che cade a pezzi, un'economia che rallenta ogni giorno
di piu', uno sbilanciamento pazzesco della bilancia commerciale, un indice M3 da panico.
Obama sara' anche bravo, ma difficilmente (se non capita qualcosa di clamoroso) potra' uscire da questa situazione , specialmente perche'
ha una popolazione che rifiuta ostinatamente di capire il mondo circostante pensando che tutto cio' che non avviene in USA sia
irrilevante. Mentre in un mondo multipolare ci sono degli "altri" che non sono per questo "il nemico" ma potrebbero anche non concordare
sui tuoi obiettivi. Cosa che l'americano non puo' capire: o il mondo gli appartiene, o c'e' un nemico che glielo vuole togliere. Un mondo
multipolare che ti porti a trattare con dei pari grado senza finire nell'inevitabile conflitto sfugge all'orizzonte intellettuale del
popolo americano: sicuramente Obama lo comprende, ma se vuole il secondo mandato, dovra' convincere gli elettori.
Un bravo ,bravissimo presidente in qualcosa come otto anni potra' al massimo pensar di recuperare il 50% del PIL perso in questa crisi.
Teniamo conto che gli USA hanno perso il 100% dl PIL di un anno in 2 mesi, e recuperarlo in 8 anni significa crescere del 12.5% annuo. Il
che e' improbabile persino in nazioni come la Cina.
Lo stesso avviene nel campo culturale. Obama e' un uomo degli anni '80, e non mi stanchero' mai di ribadire questa differenza,
perche' sara' la fonte di 4 (oppure 8) anni di delusioni per la sinistra di tutto il mondo.
L'abisso tra le aspettative e la realta' potrei riassumerlo in alcuni punti specifici:

  1. Le sinistre europee si aspettano che Obama sia interessato al tema di un'equita' livellante. Ma Obama e' figlio di una sinistra NON
    socialista, e crede che l'equita' vada realizzata in potenza, e non nell'atto. "Equita' in potenza" significa avere pari opportunita', ma
    l'opportunita' ed il successo sono cose molto diverse. E' possibile che Obama livelli le opportunita' , ma questo non modifichera' troppo
    la societa' americana, ne' produrra' messaggi accettabili all'estero.
    Il fatto che tutti abbiano pari opportunita' non implica assolutamente che tutti abbiano MOLTE opportunita': la mentalita' di
    Obama parte dal presupposto che ogni cosa sia possibile "working hard" , ma quell' "hard" ridimensiona molto la dimensione delle
    opportunita': con ogni probabilita' il concetto di "merito" che ha in mente Obama non e' nemmeno lontanamente sfiorabile da una persona
    dalle capacita' normali. "Pari opportunita'" puo' anche voler dire che "qualsiasi Einstein puo' vincere il Nobel", ma questo e' ben
    lungi dal dire "chiunque puo' vincere il Nobel" perche' c'e' la clausola "a patto che sia Einstein e lo dimostri vincendo il Nobel".

  2. La seconda entita' mancante in Obama e' l'ideologismo. Se nell'esempio di prima ponessimo il problema in europa, si parlerebbe
    immediatamente di persone "potenzialmente Einstein". Si parlerebbe dell'individuo in termini di potenza, perche' l' Europa e' figlia del
    pensiero ideologico. Obama viene dalla cultura materialista americana, e come se non bastasse viene dagli anni '80: per lui e' un
    problema di atto, e non di potenza. Sei Einstein, quindi vinci il Nobel. Ma sappiamo che sei Einstein solo quando lo vinci. Quindi,
    comunque vadano le cose devi farti un culo quadro senza MAI sentirti dire che potresti essere Einstein: essere Einstein e' il premio che
    ti daremo se riesci a dare i risultati di un Einstein. L'opportunita' si concretizza solo se e' vissuta come premio per la riuscita. La
    frase in uso nella scuola italiana "e' intelligente ma non si applica" e' impensabile per loro: se non si applica non produce
    risultati, e se non produce risultati non puoi dire che sia intelligente. "Potenzialmente intelligente" e' un concetto estraneo.
    Quindi il concetto e': le opportunita' te le diamo nel momento in cui materialmente te le prendi. Ma non siamo noi che ci sforziamo a
    dartele, sei tu che ti sforzi di prenderle. Quando ci arrivi, le hai.
    In pratica, l'opportunita' come premio per chi ce la fa.

  3. Il problema delle classi. Come uomo degli anni '80, Obama non crede nelle classi. Crede nel merito individuale. Una classe di operai che
    scende in sciopero e' una classe di falliti che non hanno trovato mai nulla di meglio che fare gli operai, non ci sono persone in gamba li'
    perche' se fossero in gamba non sarebbero li'. Il sessantottino rispondera' che anche quello bravo scende in piazza coi compagni meno
    bravi per lottare insieme. Ma Obama e' un uomo degli anni '80: quello bravo poteva lavorare per ottenere quello che voleva , gli altri si
    sarebbero dati una mossa oppure meritano il proprio destino. La differenza tra identita' dell'uomo come frutto del gruppo di
    appartenenza e l'identita' in termini di successi ottenuti e' un abisso che presto rendera' difficilissimo il dialogo tra Obama e i
    partiti di sinistra europei.

    La differenza tra Obama e la destra americana non sta nella visione sociale o meno dell'uomo. Come uomo degli anni '80, ad Obama la
    parola "sociale" fa venire l'orticaria. Tanto è vero che la sua riforma sanitaria e' una riforma che allarga la base degli aventi diritto, ma
    non fornisce un'assistenza sanitaria universale.  
    E' ovvio che l'uomo di sinistra italiano allora chiede "ma perche' allora Obama si dice di sinistra?" Si dice di sinistra perche' crede
    in un'economia piu' regolata, e quando si parla di opportunita' sostituisce alla ricchezza il merito. Ma occorre fare attenzione,
    perche' essere meritevoli e' di gran lunga piu' difficile che essere ricchi, e con ogni probabilita' il numero di "meritevoli" nella
    visione di Obama e' ancora piu' piccolo del numero di ricchi. E' probabile che i meritevoli potranno, con Obama, arrivare nelle
    universita' e farsi pagare gli studi, ma e' del tutto impossibile che i test di ammissione siano resi piu' semplici: il risultato di questa
    selezione e' che i "meritevoli" saranno si e no il 5% rispetto ai ricchi. E questo perche' il meritevole lo decidono nell'atto (quello
    di superare la selezione) e non nella potenza: semmai le selezioni diverranno piu' dure!
    Quando Veltroni dice "Yes we can", dal punto di vista di veltroni sta dicendo che potenzialmente puo' farcela, ma dal punto di vista di
    Obama non si puo' permettere quell'aggettivo perche' non ce l'ha fatta. Obama non ha mai parlato di potenzialita', "yes we can" ha
    sempre avuto un sottinteso "yes we can (since we did)".
    La mancanza completa di valutazioni delle potenzialita' nella valutazione dei meriti (derivante dalla cultura USA) unita alla
    mancanza completa di valutazioni collettive (o di gruppo) dovuta al suo essere un uomo degli anni '80 sara' presto la fonte delle
    peggiori delusioni nel mondo della sinistra italiana e mondiale.
    Tradotto in soldoni: in confronto ad Obama il nostro Brunetta e' un tollerante levantino, in confronto all'idea di scuola che ha Obama la
    Gelmini e' quasi sovietica, il diritto di sciopero non e' neppure compreso nell'orizzonte di un individuo che ritiene il successo
    personale come unica speranza di
    vittoria: se oggi non lavori stai minando il TUO successo personale, ergo scioperare e' assurdo perche'
    il successo del gruppo non e' l'unione degli sforzi, ma l'unione dei risultati individuali: un gruppo di sfigati rimane un gruppo di
    sfigati, per quanto numeroso sia il gruppo.
    Ah, si': dalle parti di Obama chi perde le elezioni scompare e non ci prova piu'. Veltroni e' un essere paradossale ed incomprensibile,
    visto da lui: e' un perdente (in quanto ha perso le elezioni) ma si ostina a non andarsene. Quanto di meno "americano" possa esistere:
    nemmeno l'ottimo Kerry ci ha riprovato, ed era di un livello intellettuale superiore persino ad Obama.
    Sul piano politico italiano e' inutile illudersi: man mano che queste differenze si faranno visibili, diventera' sempre meno chiaro il
    perche' questa vittoria sia una "vittoria per la sinistra", dal momento che ogni giorno che passa rimarchera' le differenze tra Obama
    e i cialtroni locali.
    A questo bisogna aggiungere il fatto che Obama come tutti gli americani e' un pragmatico, cioe' ha l'abitudine di parlare col capo
    considerandolo tale nella misura in cui ha davvero il comando: magari e' Putin, magari e' Saddam Hussein, questo non importa, basta che sia
    materialmente il capo. Il che significa che al momento in cui vorra' parlare col capo in Italia, parlera' con Berlusconi. Non fatevi
    illusioni su questo.

    Uriel
    Fonte: www.wolfstep.cc