Pianeta*
stamani (16 novembre) al vertice Fao, e corrispondono agli altrettanti
punti della dichiarazione finale approvata per acclamazione su richiesta
del presidente della sessione, il premier italiano Silvio Berlusconi.
L'antipasto è l'impegno a "sostenere la responsabilità dei governi
nazionali e la necessità di investire nei programmi di sviluppo rurale
come predisposti dai singoli governi"; il primo è "un maggiore
coordinamento tra strategie nazionali, regionali e globali per un
migliore impiego delle risorse". Come secondo abbiamo "un approccio
'binario' che consiste in un'azione diretta per rispondere all'emergenza
alimentare immediata, ma anche nell'adozione di programmi a medio e
lungo termine per eliminare le cause di fondo della fame e povertà". Il
dolce è "vigilare perché il sistema multilaterale giochi un ruolo
centrale grazie a miglioramenti continui dell'efficienza, della
reattività, del coordinamento e dell'efficacia delle istituzioni
multilaterali", mentre l'amaro è "garantire un impegno sostenuto e
sostenibile da parte di tutti i partner a investire nell'agricoltura e
nella sicurezza alimentare in maniera tempestiva e affidabile, con lo
stanziamento delle risorse necessarie dell'ambito di piani e programmi
pluriennali".
Tante parole, ma nessun impegno concreto, tanto meno i 44 miliardi
chiesti dal direttore generale della Fao per invertire la rotta. Nemmeno
una caloria in più andrà per ora a chi soffre la fame, mentre delle
promesse fatte al G8, più di 20 miliardi di dollari da destinare contro
la denutrizione rimangono un miraggio, ammesso dallo stesso Berlusconi
che ha riconosciuto che "c'è da lavorare perché ogni Paese si assuma
questo impegno in modo preciso, con date e modalità, affinché questi
soldi possano andare ad aiutare gli agricoltori, soprattutto i piccoli
agricoltori ed implementare la produzione generale nel mondo, ciò che
dovremmo fare tutti insieme durante questo Vertice". Ma niente è stato
fatto in questi mesi, nonostante gli sforzi della Fao che ha messo in
piedi una campagna di comunicazione visto anche l'acutizzarsi improvviso
del fenomeno dovuto alla crisi economica.
Nessun capo di Stato degli otto grandi, tranne Berlusconi padrone di
casa, è presente a Roma, un'assenza che è stata rimarcata dai numerosi
capi di Stato dei paesi "non allineati" intervenuti come Gheddafi,
Mubarak e Lula e dai movimenti, con la Via Campesina in prima linea,
accampati fuori dal quartier generale della Fao e riuniti nel forum
parallelo per la sovranità alimentare. Più che un pasto, ancora un
benservito ai poveri della terra.
* /Mani Tese/