Non abbiamo cultura ne strategia



Quella della manovra, ter, quater e quelle che verranno a seguire, dicembre e poi marzo, e così via non è una manovra per il deficit pubblico, contro la speculazione per la crisi e bla,bla,bla. Certo tutto queste cose non mancano, ma questa manovra è un atto di guerra di classe. Se qualcuno volesse scendere nel dettagli sarei felicissimo nell'evidenziare tutti gli articoli uno per uno e dimostrare come per fronteggiare la crisi non esiste nulla, ma proprio nulla che possa fermare la speculazione, nel breve, ne tanto meno tamponare il deficit pubblico, e la crisi che non è crisi finanziaria ma sistemica.
Ma credo che questo sia un gioco da ragazzi.
Allora? Come ci stiamo attrezzando? Il PD e l'opposizione(sic) continua a dire che la manovra è iniqua , ma che sostanzialmente la strategia è corretta. La strada è questa anche se corretta da alcune misure per la crescita. Ferrero intervistato dalla Vecchia Talpa sostiene che occorre uscire dall'Euro, prima che siano loro a cacciarci, consentendoci così attraverso la svalutazione a vendere le nostre merci e sostenere la crescita. E la CGIL è l'unica organizzazione dei lavoratori ( in realtà la Fiom ) a sostenere attraverso la mobilitazione la lotta alla manovra e in special modo all'art 8. In realtà l'art 8 è figlia dell'accordo di giugno sottoscritta dalla Camusso. L'accordo di giugno è stato il dito offerto e il governo non ha perso tempo a prendersi tutto il braccio, trasformando un accordo fra le parti in articolo di legge erga omnes e quindi non più "patto fra le parti". E' stata una ingenuità della Camusso? E' stato un errore di valutazione? La Camusso è stata costretto alla mediazione spinta dalle pressioni del PD? In ogni caso è stato un errore imperdonabile per una dirigente del più grande sindacato dei lavoratori. Uscire dall'angolo in cui ci ha cacciato l'avversario richiede un possesso di una cultura, di un patrimonio , di una esperienza alla lotta che probabilmente la Camusso non ha e quindi ha dimostrato di non essere all'altezza a condurre un sindacato come quello della CGIL. La protervia con la quale ribadisce la giustezza dell'accordo di Giugno dimostra la sua incapacità di lucidità e di autocritica, caratteristica fondamentale per una dirigente  sindacale per giunta.

Il Direttivo CGIL ieri, doveva decidere come andare avanti dopo lo sciopero generale . Nella relazione introduttiva la Camusso ha ovviamente incassato il successo, perché «abbiamo rappresentato un malumore, un sentire generale del paese». Ha, altrettanto logicamente, promesso altre mobilitazioni contro la manovra da qui alla fine dell’anno, e anche iniziative giudiziarie, visto che abbondano «gli elementi di incostituzionalità» in molti punti del decreto approvato dal Senato con la fiducia. Dimostrando così di venire a mancare uno dei cardini di un sindacato di classe. L'elemento di forza di un sindacato è la lotta e lo sciopero, costringere l'avversario sul fronte della lotta. Il ricorso alle aule giudiziarie ( ricordava sempre persino Di Vittorio, ma anche Lama) è un elemento di debolezza!.

Ma l’orizzonte «strategico» è rimasto inchiodato alla «cancellazione dell’art. 8», partendo da un «giudizio positivo» sull’accordo siglato con le altre parti sociali che rappresenterebbe «ancora di più rispetto a prima, uno strumento di tutela per i lavoratori».
Fino a chiedere al Direttivo un mandato a trovare – con Cisl, Uil e Confindustria – una «modalità» che «impegni tutte le parti firmatarie ad applicare integralmente i contenuti dell’intesa». Un salto mortale, dal punto di vista giuridico, perché la «manovra» ha comunque valore di legge erga omnes, mentre un qualsiasi patto tra privati (e questo sono le associazioni sindacali, sia dei lavoratori che delle imprese) vincola solo i firmatari. Un’azienda potrebbe dunque benissimo ricorrere al giudice per farsi applicare le norme di legge anziché quelle «solo pattizie». E vincerebbe a mani basse


Di fronte alla lotta di classe che l'avversario ci ha imposto non abbiamo ancora nè la cultura nè le strategie!