Che
siamo precipitosamente scivolando verso la depressione ( economica, di quella
esistenziale molti da molto la soffrono già) e verso la deflazione era cosa
nota, prevista, inevitabile stando ai fondamentali dell’economia classica , ma
solo oggi i mass media se e sono accorti e registrando che nelle dieci città
italiane i prezzi stanno scivolando sotto lo zero. Una inevitabile strada in
mancanza di strumenti atti a fronteggiarla.
Ma
a prima vista potrebbe sembrare una cosa buona che i prezzi calano. Tempo
addietro hanno tolto la scala mobile a salari e stipendi per non far
salire i prezzi troppo alti ( inflazione importata dal petrolio, anni 70) e i
moderni craxini hanno tolto la scala mobile alle pensioni “ricche” (sopra i
2400 lordi ) per evitare che spendessero troppo. Ora si scopre che più
diminuiscono i consumi, più si diminuisce la capacità di spesa (diminuzione a
salari, stipendi e pensione - che altro non è che salario differito- più si va
verso la depressione) E sono le rendite più basse che sono più propense al
consumo. Le rendite e i profitti alti sono invece dediti al risparmio e
all’investimento ( che in mancanza di previsione di profitto questo resta fermo
come risparmio – all’estero-)
Non
c’è domanda aggregata dei consumi , i magazzini si riempiono di merci, le
industrie producono di meno , conseguenti licenziamenti e quindi meno
propensione alla spesa e il circolo si chiude in una spirale sempre più chiusa
il cui vertice è un buco nero.
Una
conseguenza di ciò è la deflazione.
Ossia
il commercio pur di smerciare e di svuotare i magazzini vende a margini di
profitto minimo, fino ad arrivare a svuotare i magazzini sottocosto. Ma
perché è un male? Perché in queste condizioni la propensione all’acquisto
diminuisce. La gente procrastina le spese meno vitali in attesa che i prezzi
diminuiscono maggiormente creando cosi dei vortici nella spirale già accennata.
Chi ha risparmi se li tiene stretti stretti , più aspetta più il suo valore
reale, non inflazionato, cresce.
Di
fronte a un tale scenario si può uscirne attraverso le “medicine” proposte dai
renzismo? Con 80 euro spot? ( la cui copertura nel 2015 come era anche questo
scritto nel DEF si allontana sempre più) , con la precarizzazione sempre più
massiccia e generalizzata del lavoro, con l’eliminazione del Senato e con
l’oligarchia al potere?
Non
occorre certo ricorrere e scomodare il borghese Keynes per sapere che solo
incoraggiando la domanda aggregata si può stimolare i mercati. Se non c’è
speranza di profitti l’imprenditore non investe foss’anche il costo del lavoro
ridotto a zero, foss’anche la forza lavoro gratis. Ma la domanda aggregata si
favorisce solo con grandi investimenti pubblici che possano fare da volano e da
traino . Penso per esempio non a piccole riparazioni e tinteggiatura delle
scuole ( come propaganda Renzi) , ma per esempio a costruzioni di nuovi edifici
scolastici, magari costruiti con materiale leggero ( legno e prefabbricati, a
prova di sisma e antitellurici) autosufficienti dal punto energetico con
impianti fotovoltaici sui tetti estesi a tutti gli edifici pubblici. Penso alla
ricostruzione dei territori a rischio sismico e idrogeologico , a sviluppo di
tecnologie ecocompatibili e di risanamento e bonifica ecologica ( se solo si
pensa all’ILVA di Taranto o alla Terra dei fuochi) .
Tutto
questo è possibile con questo ceto politico? Con Renzi e le sue ragazze pon
pon?
Tutto
questo è consentito con i vincoli europei del Fiscal Compact, con gli accordi
del Two e Six pack?
Insomma
ancora una volta non è questione dell’inevitabile crisi che ci capita fra capo
e collo. Le soluzioni ci sono, sono alternative e partendo da un altro punto di
vista. “We Can “ Si! ce la possiamo fare, ma solo ribaltando il
tavolo e il gioco e ricominciando a ripensare a un nuovo modello di
sviluppo e a nuove regole. Quando al tavolo ci sono i bari si smette di
giocare e si gioca ad un altro gioco. E senza pensare con ciò di fare la
rivoluzione , ma sempre restando con le compatibilità di una economia capitalistica.
Non
ho mai creduto al sempre peggio sempre meglio!