Tutti i finanziatori della Leopolda nei cda delle
partecipate, su nomina di Renzi. E di per se questa è già una bella notizia. Si,
non mi fraintendete. Lo dicevo nel senso che altro che rottamazione,
rivoluzione , l’Italia svolta, e balle del genere e che qualcuno, forse qualche
elettore del PD, ci ha creduto o ancora ci crede. Il PD , erede della Cosa, del
Pds, del DS, ecc ecc cambia ancora pelle e nome e forse compie l’ultima
trasformazione camaleontica per assumere la sua forma definitiva, dopo la
scomparsa nella sua forma di partito diversamente coniugato.
Chiudono le sedi,
i circoli, e sarà la Leopolda come nome e come DNA. Ma non cambia, anzi si accentua ancora di più
le caratteristiche del sistema partitico indipendentemente dai nomi e dalle
forma che esso assume. L’invasione da parte del partito, quando c’era, ora del
leader nelle istituzioni degli amici del presidente. E’ l’essenza propria del
fare politica in Italia, possono cambiare nomi, sigle, facce, volti, sesso, ma
costante rimane l’essenza del fare
politica. Occupare le poltrone del comando , entrare nelle stanze dei
bottoni da parte degli amici degli amici. Ed è talmente radicato, che è
diventato “normale” questa mentalità. Un politico di opposta fazione commentando
la “rivelazione” che tutti i finanziatori, al di sopra di 10.000 euro della
Leopolda sono entrati nei cda delle partecipate, ha detto: “ Non mi
scandalizzo di questo. E’ chiaro che se devo nominare qualcuno io nomino un
amico piuttosto che uno che non conosco” ! E lo diceva con una naturalezza,
quasi a dimostrare un “buon senso” popolare in quel che diceva!
D’altra parte nel mentre Berlinguer parlava di anomalia e di
stortura del sistema italiano e richiamava
alla “questione morale” dall’altro canto Craxi chiosava che se si vuol
cambiare le cose occorre “prendere il potere”, “entrare nelle stanze dei bottoni”, “assaltare il palazzo d’inverno
delle istituzioni”, “fare come fanno i democristiani, solo che lo facciamo noi”
Ora non voglio, e ne avrei tutte le dimostrazioni, dire che lo faceva in
malafede, diciamo pure che era una visione “riformista” e “pacifica” per un
partito della “sinistra” di arrivare al potere per cambiare( anche lui), ma quel metodo è tanto piaciuto
agli eredi della prima repubblica, che ne hanno fatto pratica ed essenza
politica. Lo era anche nella pima repubblica, in verità, ma non era ancora
stata teorizzata, era sistema, ma silenzioso. Con Craxi se ne fece filosofia ed
essenza. In questo fu si rivoluzionario. Oggi chi potrebbe dire che quel che
rimane di partito, meglio dire Assemblement del presidente, indipendentemente
da chi assume il ruolo di presidente , ha un compito assegnato dalla
Costituzione altro che nominare burocrati o uomini di potere all’interno delle
istituzioni? Quel che i radicali negli anni 80 chiamavano “partitocrazia” ha
oggi assunto un ruolo che travalica le stesse loro visioni “apocalittiche”
Non è questione di cacciare questi per mettere altri, è
questione culturale a partire da noi stessi! Se non ci scandalizziamo, se non
ci incazziamo se lo reputiamo “normale” che sia il “presidente” di turno a fare
nomine nelle istituzioni, nelle ASL, nei consigli di amministrazione, nelle
partecipate, negli ospedali, e
promuovere burocrati e alti funzionari dello Stato , tutti i cambiamenti si
risolveranno solo in un cambio di casacche. Non può più essere il voto lo
strumento del cambiamento, ma solo un cambio culturale a partire da noi.. !