Qualche crepa incomincia ad incunearsi. E ce ne voluto del
tempo! Cominciamo con Draghi che ieri ad un convengno , forse per plageria visto
che si stava commemorando il centenario di Federico Caffè ( Se il suo maestro lo
vedesse lo ripudierebbe) , ha fatto una apertura impensabile fino a poche
settimane fa: Una politica monetaria espansiva e una politica fiscale con maggiori
investimenti e minori tasse non sono sufficienti a generare una ripresa della
crescita forte e sostenibile anche
se però ha dovuto concedere senza le necessarie riforme del mercato
del lavoro e dei prodotti".
Che detto in altre parole significa che occorre ribaltare la
politica dell’austerity , cioè aprire ad una politica espansiva con
investimenti pubblici in conto capitale . Naturalmente ancora Renzi non lo sa e
nessuno glielo ha spiegato , ancora. Ma statene certo che quando se ne
accorgerà con la faccia di culo che si ritrova dirà che finalmente la sua
politica è stata accettata e riconosciuta come valida e diventerà il maggior sponsor
di una politica espansiva nonostante il DEF e i suoi provvedimenti siano tutti di
segno contrario. Ma non è un problema questo.
A questo si aggiunge un articolo comparso sul Sole 24 Ore
dal titolo “Dal 2007 l’Italia ha fatto
i compitini meglio di tutti ma non è bastato. È il deficit l’arma di ultima
istanza?” In cui si sciorinano tutti i dati macroeconomici di questi
anni frutto di una politica di austerity, in cui a fronte di un avanzo primario
sempre più in aumento ci si trova di fronte ad un deficit sempre maggiore
dovuto soprattutto agli interessi passivi pagati sul debito Conclude dicendo che
nonostante l’Italia abbia fatto meglio di tutti gli altri i “compitini” ( che
lo stesso Draghi insieme alla Troika gli avevano assegnato, nonostante cioè lo
zelo che tutti i governanti ci hanno messo, mio commento) ,ha il
miglior rapporto deficit/PIL (2,6% ) rispetto
a tutti gli altri paesi europei PIGS compresa la Francia. Ciò non toglie che ha
il maggior rapporto debito/PIL (136%) a causa soprattutto della discesa
vertiginosa del PIL. ( cinque anni su sette in recessione, di cui tre consecutivi, insieme a deflazione, il cui combinato non si è mai verificato nella storia ed è riportato sui testi sacri come solo come caso teorico)
Alla fine l’articolista ( tal di Vito Lops giornalista
professionista, dal 2004 redattore al Sole 24 Ore. Segue i mercati finanziari,
gli sviluppi macroeconomici internazionali) si pone la domanda di come si fa a spingere su politiche di
riduzione del debito e non su politiche che possa stimolare la crescita del Pil
e, di conseguenza, la riduzione del rapporto debito/Pil?
E' arriva alla conclusione, ma in
maniera dubitativa, che forse non basta solo una politica dedicata all’esportazione
perché questa da sola porta a squilibri interni a uno sbilanciamento fra consumi
interni e quindi mercato interno rispetto alla offerta di beni e servizi
esportati e dedicati ai mercati esteri, alla
posizione finanziaria netta, al saldo di partite correnti e al forte debito
privato giungendo alla stessa conclusione di Draghi.
In verità ben prima di adesso il FMI attraverso suoi esponenti e non di secondo piano la stessa Lagarde si espresse "contro l’austerity" insieme Nemat Shafik, vicedirettore generale del Fondo. Il capo economista Olivier Blanchard ammise che il moltiplicatore fiscale che era stato valutato allo 0,5% in realtà era tra lo 0,9% e l'1,7% e che l'errore era stato un erorre del foglio Excell! (A ogni riduzione del deficit dell'1% del prodotto interno lordo segue quindi una minor crescita nella migliore delle ipotesi quasi equivalente o nella peggiore molto superiore)
Sembra di sentire tutti gli economisti, dai premi Nobel a meno conosciuti e anche non marxisti o di scuola vagamente marxista che fin dall'inizio hanno detto le medesime cose e che sono sempre state rigettate come sciocchezze e mosse piu dalla volontà di gufare che da spirito critico.
Un caso questa coincidenza di ipotesi e di considerazioni? O
forse l'inizio di una campagna mediatica che ci porterà alla conclusione che continuare su questa strada alla fine i
vantaggi saranno superati dagli svantaggi?, che tirare troppo la corda potrebbe
portare a farla spezzare ( crisi centrifuga nell’Euro e soprattutto nella UE) e che forse è arrivato il momento di concedere
un po’ di respiro, senza rinunciare però nella politica di restringimento dei
salari e dei diritti dei lavoratori ( che loro chiamano rilancio delle riforme strutturali del lavoro e dei servizi
)
Ma questa giravolta servirà a salvarci? Salvar loro forse, per noi
sarà il pannicello caldo, simile agli 80 euro.