Ingiustizia è fatta

Silvio Murri

una sentenza che non dà giustizia

nessuna fiducia nei tribunali

basta con i lamenti lotta organizzazione e ribellione

verso una manifestazione nazionale a Taranto

si è tenuta l'udienza conclusiva del processo per la morte dell'operaio ILVA Silvio Murri; e si è concluso con una sentenza annunciata blande condanne per un caposquadra, un tercnico ponteggiatore, un operatore nessuna responsabilità per l'azienda, il suo management, la sua proprietà l'ilva a fronte sul carattere sistemico dello svolgimento di questo tipo di lavoro,a fronte dell'assenza di pratiche operative, insufficiente formazione lavoro, stato di costrizione degli operai che ci operano hanno prodotto la morte di Silvio Murri, tutti hanno operato in questo processo per renmare nella stessa direzione. magistratura avvocati di riva e della parte civile per sancire che sostanzialmente la colpa è degli operai che hanno sbagliato e di un capo che in quel momento non c'era perchè è giusto e legittimo che in questa fabbrica chi sbaglia muore Padron Riva , il suo sistema ,, la logica che li guida: massima produzione per il massimo profitto a scapito della vita e sicurezza operaia,vengono tenuti in questo caso al riparo, per una altra sentenza come quella per la morte di paolo franco e pasquale d'ettorre per il crollo della gru che naturalmente lascia i familiari e gli operai ilva con rabbia e delusione: La stampa non è stata da meno, nessuna osservazione critica, ma solo cronaca e qualche parola compiacente verso l'associazione 12 giugno ma purtroppo per tutti è finito il tempo dell'accettazione di tutto questo E' ora di una critica radicale e di mettere fine alle illusioni giuridiche rimandando alla lotta e al cambiamento come la vera soluzione del problema.

E' questo il senso della scritta simbolica "Riva assassino"- niente di personale - che è oggetto del processo che vede Riva querelante contro Margherita Calderazzi, ispettrice del lavoro e coordinatrice esperta e tenace dello slai cobas per il sindacato di classe, accusata di essere la mandante della scritta stessa, con l'assurda richiesta di un risarcimento di 100.000 euro, che avrà il suo epilogo il 13 gennaio prossimo e a cui invitiamo a essere presenti: Per questo è nata la Rete Nazionale per la Sicurezza sui posti di lavoro promossa dallo slai cobas Taranto e tra gli altri, da Franca Caliolo moglie dell'operaio dell'appalto Ilva Antonino Mingolla morto il 18 aprile 2006 - il cui processo non è ancora cominciato... che ha raccolto l'adesione nazionale di tanti operai - in primis quelli della THYSSENKRUPP Torino - rls di diverse organizzazioni sindacali, ispettori, tecnici della prevenzione , ferrovieri , artisti, giornalisti, militanti di organizzazioni politiche e sociali, giuristi, medici ecc. Questa Rete ha dato vita il 6 dicembre scorso a una riuscita e rappresentativa manifestazione nazionale a Torino e si è data appuntamento all'Ilva di Taranto in una nuova manifestazione nazionale che si propone di tenere a Taranto probabilmente proprio il 18 aprile prossimo la data sarà decisa in via definitiva nell'assemblea nazionale a Roma della RETE il 24 gennaio Ecco questo ci sembra il modo giusto per far vivere gli operai morti nella lotta per dire forte basta morti per il lavoro - basta famiglie umiliate e offese - basta giustizia negata affermiamo insieme con una autentica rivoluzione politica e sociale il primato della vita degli operai sul profitto del capitale

per lo slai cobas per il sindacato di classe