Apparente retromarcia di Sacconi


La Fiom, lo ricordo, denunciava la “novità contenuta nell'articolo 10 bis”, un paio di giorni fà,in base alla quale “i livelli alti dell'azienda non saranno più responsabili di gravi infortuni”. E L'Articolo 21 il 23 marzo scorso lanciava l'appello per impedire che il governo mettesse mano al testo unico sulla sicurezza sul lavoro ( rif. http://zincao.blogspot.com/2009/03/firmate-lappello-di-articolo-21lavoro.html) ben sapendo come sarebbe andata a finire.
Il ministro Sacconi nella conferenza stampa di presentazione del provvedimento, mentendo sapendo di mentire, aveva detto che il decreto approvato si muove all'interno del Testo unico sulla sicurezza, anzi lo migliora e lo rende più efficace semplificando e precisando norme precedenti troppo complesse e di fatto inapplicabili. Niente di più falso! Si tratta invece di una modifica radicale della legislazione su questa materia, una controriforma sfacciatamente a favore dei padroni, come d'altronde aveva chiesto la Confindustria con insistenza sin dall'inizio della legislatura, raccogliendo ampie assicurazioni da parte di Berlusconi, si tratta di uno stravolgimento della precedente norma (non priva di difetti e carenze) scritto in pratica sotto dettatura padronale.
Per il sindacato “una norma 'ammazza processi', un lodo Alfano per i top manager”, che farebbe ricadere invece “le responsabilità su lavoratori, medici, fornitori e progettisti”. Sacconi aveva reagito alla denuncia etichettando i rilievi del sindacato metalmeccanici come "frutto di un odioso pregiudizio e di un processo sommario alle intenzioni". “Il presidente Napolitano ha detto la verità. Ben prima della segnalazione della Fiom Cgil, avevamo avuto modo di vedere insieme il testo e abbiamo parlato dell'opportunità di renderlo più chiaro e certo”. Questa la replica del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Pur sostenendo che il decreto attuativo della delega “non ha nulla a che fare con il processo della Thyssen”, Sacconi aggiunge che “la norma sarà riscritta con la stessa finalità”, che è quella di chiarire i casi di responsabilità del datore di lavoro quando vi è anche la responsabilità di un sottoposto. “Esprimiamo vivo apprezzamento per l'intervento del presidente della Repubblica”, dichiara Giorgio Cremaschi, segretario nazionale e responsabile dell’Ufficio Salute e Sicurezza della Fiom. “L'intervento del Capo dello stato – prosegue Cremaschi - non ci stupisce, perché il presidente della Repubblica ha sempre manifestato grande attenzione e rigore nel denunciare gli incidenti mortali sul lavoro. In ogni caso, siamo comunque grati al presidente Napolitano per le sue parole.” Adesso la Fiom attende dal governo “i fatti, e cioè una coerente modifica dei testi del decreto relativo al Testo Unico sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Modifiche tali da garantire il rigore della giustizia nei confronti di tutte le responsabilità di eventuali comportamenti che possano mettere a rischio la salute e la vita stessa delle lavoratrici e dei lavoratori”. Dunque il ministro dovrà rimettersi al lavoro, e precisare meglio i punti delle modifiche al Testo unico che tanto precisi, evidentemente, non erano, anzi lo erano , ma non nel segno indicato dal presidente della Repubblica, ma anzi in quello indicato dal presidente si , ma della Confindustria Marcegaglia. Lo conferma anche un esponente della maggioranza, Oreste Tofani (Pdl), presidente della commissione sugli Infortuni sul lavoro del Senato, che dichiara: "Siamo certi che il ministro Sacconi al più presto farà conoscere il nuovo testo riguardante la responsabilità dei datori di lavoro in caso di infortuni. Il ministro nel corso dell'audizione presso la commissione Infortuni sul lavoro del Senato, ha fornito ampie assicurazioni circa la disponibilità del governo per una riscrittura della norma, contenuta nello schema di decreto legislativo recante integrazioni e correzioni al Testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, che in parte riforma il principio generale sulla responsabilità dei datori di lavoro in caso di infortuni".
Anche il presidente della Camera, il "compagno" Gianfranco Fini, è intervenuto sulla vicenda. “Dietro a ogni incidente di lavoro non c’è quasi mai la semplice fatalità – afferma Fini -. Spesso c’è una colpa o un errore da parte di qualcuno, e nei casi più gravi una piena e delittuosa indifferenza alla tutela della sicurezza, della salute e della vita”. “Se le responsabilità vengono accertate dalla magistratura penale – ha aggiunto Fin riferendosi alle polemiche sulla norma 'salva manager' – è moralmente giusto che le pene siano adeguate alla gravità della colpa. Non ho dubbio che questa è e sarà l'intenzione autentica e non equivocabile di governo e parlamento”.
Anche in questo caso, il ministro Sacconi è stato costretto a una replica: "Ho apprezzato l'intervento del presidente Fini che ha detto di essere certo che il governo vuole un sistema sanzionatorio certo. Ed e' quello che noi vogliamo” Si , ma nei confronti dei lavoratori!!.
Zag(c)