Collage delle notizie principali trovate via internet sulla crisi economica 2009

DISAGIO ECONOMICO, SCENDE IN CAMPO LA PREFETTURA
Nuovo tavolo tecnico voluto dal Prefetto sul tema della crisi

Treviso – La crisi economica entra anche in Prefettura. Domani, martedì
8 luglio, alle 11.30, si terrà nel palazzo affacciato su piazza dei
Signori la riunione d'insediamento del tavolo tecnico incaricato di
approfondire le problematiche connesse al disagio economico nella Marca
trevigiana.
I problemi che attanagliano la vita quotidiana delle famiglie (nuove
povertà, abitazione, lavoro, caro-prezzi) finiranno così per la prima
volta al centro del dibattito in Prefettura. Prenderanno parte ai lavori
del tavolo tecnico rappresentanti di Provincia, Comune di Treviso,
Comune di Conegliano, associazione Comuni Marca Trevigiana, Osservatorio
economico e sociale di Treviso, Banca d'Italia, Veneto Lavoro, Usl 7,
Ance, Unascom-Confcommercio, Confagricoltura, Ater, Cisl, Credito
Trevigiano, Coordinamento associazioni di volontariato,
FederConsumatori, Lega Consumatori, nonché i docenti universitari
Ulderico Bernardi e Ferruccio Bresolin.
La costituzione del tavolo fa seguito agli impegni presi in sede di
conferenza permanente lo scorso 30 giugno. In quell'occasione, si
convenne di affidare al tavolo tecnico la valutazione delle iniziative
più idonee e congrue per la stabilizzazione degli equilibri di mercato,
per monitorare i prezzi e per definire ogni intervento utile e
necessario per rimuovere eventuali elementi distorsivi e devianti del
libero mercato e delle relative regole.

CRISI ECONOMICA E FEDERALISMO
Se ne parla con un'economista, Loriana Pelizzon, e con il senatore Pd
Marco Stradiotto

Dosson di Casier - "Crisi economica e federalismo" è il titolo della
tavola rotonda in programma giovedì 16 aprile ore 20,45 presso il centro
sociale di via Santi, a Dosson. Organizza l'incontro il gruppo "Per Casier".
Interverranno Loriana Pelizzon (in foto), docente di Politica Economica
all'Università Cà Foscari Venezia, cittadina di Casier, e il senatore
del Pd, Marco Stradiotto, che sostiene che il Federalismo fiscale deve
essere prima di tutto riqualificazione della spesa pubblica ed equità
nella distribuzione delle risorse.
Oggi le stime diffuse dalla Commissione Europea indicano che il deficit
annuale di bilancio per il 2009 sarà del 3,9%, quindi ampiamente fuori
dai parametri di Maastricht. Ciò che però renderà il nostro sistema
molto più pericolante di altri è il debito pubblico complessivo.
Attualmente, esso è al 105,7% ma, nel 2009 toccherà il 109,3, per
arrivare nel 2010 addirittura al 110,3%, un livello del tutto
insostenibile per continuare a far parte delle economie evolute
dell'Unione europea. Con misure anticrisi che in Italia hanno raggiunto
a stento i 5 miliardi di euro (contro i 62 della Germania), oggi il
Commissario europeo Joaquim Almunia ha ricordato che il primo semestre
del 2009 "sarà la fase peggiore della recessione, quindi nella seconda
metà dell'anno dovrebbe esserci una ripresa, anche se modesta e graduale
Una cartina di tornasole dell'inadeguatezza delle politiche del Governo
è il fallimento della "social card", che oramai è ammesso anche
all'interno della maggioranza. Oggi si scopre che circa l'80% delle
"plastic money" distribuite se l'è aggiudicato il Sud e la Lega non ha
nascosto il suo malumore, sottolineando che anche nelle regioni
settentrionali ci sono sacche di povertà. Ma, come spiega assai bene
Tito Boeri, è il provvedimento intero che sta dietro la "social card" a
poggiare su fondamenta assai fragili. Secondo l'economista, docente alla
Bocconi e fondatore del sito "lavoce.it, la "social card" è il prodotto
"dei criteri arbitrari introdotti dal Governo e del fatto che
l'ammontare del trasferimento non varia a seconda delle condizioni di
bisogno". In altri termini, se tali criteri avessero tenuto conto del
fatto che, ad esempio, il costo della vita al Nord è molto superiore di
quello del Sud e che, quindi, non è possibile assumere come unico
parametro il reddito assoluto di un individuo per stabilirne il livello
di povertà, uno squilibrio territoriale così accentuato si sarebbe evitato.

Ma Boeri non dice nulla di nuovo, per quanto la sua analisi sia
tecnicamente ineccepibile. Ogni provvedimento in materia economica di
questo Governo pecca di pressappochismo e di strabismo sociale. Alla
prima caratteristica vanno addebitate le molteplici previsioni errate
sulla profondità della crisi, alcune perfino ridicole, come
l'introduzione della detassazione degli straordinari poco prima del
ricorso massiccio alla cassa integrazione da parte delle imprese. Alla
seconda, le perfino smaccate decisioni a favore del ceto delle partite
Iva, con una sostanziale defiscalizzazione surrettizia delle loro
posizioni (fra le quali, non ultima l'introduzione del criterio dell'Iva
per cassa, che inesorabilmente abbasserà il gettito delle imposte
indirette, come già sta succedendo), proprio nel momento iniziale della
crisi, con le conseguenti ricadute in termini di fabbisogno delle casse
statali

Pur di fronte a tali prospettive, l'attuale maggioranza ha allentato i
cordoni dei controlli e degli adempimenti fiscali ed ha cercato di
mantenere il gettito continuando a spremere sempre di più il lavoro
dipendente, ma perdendo ovviamente dal lato delle entrate dei tributi
indiretti, per il calo nei consumi e, presumibilmente, per l'aumentata
evasione di commercianti e lavoratori autonomi. "Forse è vero che non
torneremo al Medio Evo" dice Fabio Mussi della Sinistra Democratica,
"tuttavia è evidente che le disuguaglianze sociali sono molto aumentate
ed è per questo che la crisi sta pesantemente colpendo solo la parte più
debole della società". Paolo Ferrero, di Rifondazione Comunista, propone
"di aumentare la tassazione delle rendite finanziare, di introdurre una
tassa patrimoniale sulle grandi ricchezze, di reintrodurre la tassa di
successione e di aumentare al 50% l'ultimo scaglione delle aliquote
fiscali". Vale a dire, "prendere la ricchezza da chi ce l'ha e
distribuirla a chi non la possiede".
A plastica dimostrazione di chi siano i soggetti che pagano più di tutti
la crisi, c'è oggi la notizia che i dipendenti del Ministro
dell'Ambiente hanno visto decurtato il proprio stipendio di 79 euro, per
il taglio del salario accessorio, derivato dalla cancellazione dei fondi
unici di amministrazione. Il taglio, denuncia Alfredo Garzi, segretario
nazionale FP-CGIL, è superiore a quanto prevede di aumento l'ipotesi di
accordo per il contratto dei dipendenti dei ministeri. "Questo è quello
che accade nel mondo reale" dice ancora l'esponente della Cgil e
conclude: "Svaniscono le favole raccontate dal 30 ottobre, ad oggi, sul
fatto che il Governo e i sindacati che hanno sottoscritto quel
Protocollo e le ipotesi di contratto, avrebbero recuperato le somme
sottratte e garantito le retribuzioni attuali". È anche per questo che
il Governo vede calare la fiducia negli italiani.

Nello studio presentato dalla Provincia di Modena nei giorni scorsi, che
analizza i dati dell'Osservatorio delle politiche sociali e del CAPP, si
conferma una tendenza positiva nelle scelte degli Enti locali modenesi
che, nel periodo analizzato (2002-2006) hanno incrementato la spesa
sociale a carico dei bilanci locali: + 20% .
Questa tendenza positiva non era scontata e non è infatti riscontrabile
in tutti gli altri territori provinciali italiani.
La consideriamo una conquista, frutto anche delle rivendicazioni del
Sindacato, che va difesa e consolidata, pensando alla tendenza ai tagli
sulla finanza locale delle ultime leggi finanziarie ed ai prossimi
programmi di legislatura per le amministrative.
Ma lo stesso Rapporto certifica una crescita notevole delle aree sociali
di disagio e povertà, anche a Modena, "nonostante l'incremento" della
spesa degli Enti locali.
Mi interessa però soffermarmi sulle tendenze che riguardano, in
particolare, la popolazione anziana dei pensionati.
L' Osservatorio rileva che l'assistenza fornita a livello locale,
riguarda principalmente utenti che rientrano nelle aree sociali
classificabili come "famiglie con minori, anziani e disabili": circa il
90% delle risorse impegnate.

Più nello specifico però, i "trasferimenti in denaro", cioè contributi a
vario titolo verso cittadini e famiglie, sono notevolmente diminuiti ed
ammontano a circa il 12% della spesa totale.
Tutti sappiamo che i contributi economici intervengono là dove non basta
il servizio e/o la prestazione sociale erogata dalla rete pubblica, e
concorrono ad alleviare una condizione di estrema difficoltà economica -
degli anziani in particolare - al limite della povertà o indigenza.
Da questo punto di vista, la spesa pro capite per "contributi economici"
agli anziani è calata di circa il 30% .
Resiste fino al 2006 l'entità dello stanziamento per il sostegno a chi
ha difficoltà a pagare l'affitto (ma crolla, come si vede, negli ultimi
anni); mantiene la sua efficacia lo stanziamento per l'assegno di cura;
molta incertezza incombe sul futuro delle risorse "Serdom" per il
sostegno alla assistenza domiciliare privata (badanti in regola) per i
non autosufficienti; ecc…

MA QUESTO E' UN QUADRO PARZIALE, perché riferito unicamente agli
interventi sostenuti con le risorse pubbliche degli Enti locali modenesi .
Considerando invece l'insieme complessivo delle risorse che giungono al
pensionato più povero modenese (o alla sua famiglia), sia dai
trasferimenti locali e sia da quelli statali, si registra un netto saldo
negativo; cioè in perdita!

Vediamo di riassumere qualche dato significativo .
1) Le pensioni, in primo luogo: in provincia di Modena è bene non
dimenticare mai che, oggi, la pensione media di anzianità o vecchiaia
(le più "ricche" ) hanno un importo medio di 919 euro; ma la pensione
delle 73.035 donne anziane modenesi scende a 653 euro/mese; ancora più
bassa (intorno ai 500 euro) per le pensionate di tutti i comuni della
montagna.
Per non dire delle "altre" pensioni modenesi: invalidità (594
euro/mese), superstiti (490 euro/m.), sociali (352 euro/m.), invalidi
civili (462 euro/m.) .
E' solo il caso di ricordare, ancora una volta, che nel corso degli anni
il valore reale/potere d'acquisto delle pensioni si è progressivamente
eroso a causa di un meccanismo di adeguamento annuale sempre al di sotto
dell'indice reale di aumento del costo della vita .
Oltre a ciò, per i pensionati che pagano l'Irpef sul loro reddito, vi è
la "seconda tassa" nota come drenaggio fiscale.

2) Contributo sociale a sostegno dell'affitto: dal 2008, con le
Finanziarie del governo, il Fondo stanziato è stato tagliato del 40%
rispetto al 2002, e così anche nei nostri territori il contributo medio
mensile erogato oggi ai bisognosi aventi diritto (in maggioranza
anziani) è passato dai 101 euro ai 54 euro !

3) Fondo per la non autosufficienza: la nuova legge Finanziaria azzera
completamente il Fondo nazionale istituito in precedenza: per la realtà
modenese significherà 4 milioni di euro in meno per i servizi agli anziani.

4) Bonus ed una tantum, fra propaganda e realtà.
Con l'Accordo Sindacati-Governo del luglio 2007, era stato ottenuto a
beneficio dei pensionati modenesi meno abbienti, un incremento reale per
il 2007/08 corrispondente a: 29.327 quattordicesime mensilità (importo
medio di 312 euro) per un reddito complessivo di oltre 9,1 milioni di
euro sulla nostra provincia; 24.447 bonus di 150 euro per redditi molto
bassi, per un ammontare complessivo di oltre 3,6 milioni di euro nella
provincia .
QUESTO BONUS E' STATO ANNULLATO. AL SUO POSTO E' STATO INTRODOTTO: la
social card di 40 euro al mese, a beneficio solamente di 1.445 modenesi,
prevalentemente anziani; il bonus famiglia di 200 euro a beneficio (dato
presuntivo) di circa 15.000 modenesi, dei quali circa solo la metà sono
pensionati !
Il reddito introdotto nella nostra provincia con questi due interventi
"sostitutivi" equivale, complessivamente, a circa 3 milioni di euro .

Appare perciò evidente - per restare solo ai numeri e non riprendere le
obiezioni di palese iniquità - che l'entità reale di reddito pervenuto
dai trasferimenti statali sulla popolazione anziana modenese più
disagiata, è sensibilmente diminuita in termini reali; ancor più se
rapportata al costo della vita ed alle ricadute famigliari della crisi
attuale.

Crisi economica, disoccupazione, disagio sociale e prospettive.
L'attuale crisi economica si sta muovendo su tre direttrici parallele.
Queste tre direttrici procedono con tre velocità diverse e vengono
rappresentate dai media in maniera diversa e separata fra loro in modo
che le persone non colgano gli effetti sociali e reali della crisi.
Una di queste direttrici è la direttrice FINANZIARIA. L'alta finanza
all'attenzione dei media con i relativi crolli di borsa e la perdita del
valore delle azioni.
Il cittadino medio percepisce quei crolli finanziari come una sorta di
"giudizio divino" di condanna della "perversione" del sistema
finanziario. Ogni angheria che il cittadino ha subito dalle banche o
dalle finanziarie riceve giustizia nel crollo finanziario. Per questo
motivo il cittadino medio non percepisce il significato del crollo
finanziario né si avvede che le finanziarie e le banche tengono per il
collo l'intera economia reale e interi paesi dell'Europa e sono pronte a
portarli con loro nel fallimento, nella disperazione e nella miseria.
Banche e finanziarie hanno truffato: le società civili, i diritti
civili, il patrimonio Istituzionale dei cittadini. Ma il fatto che i
cittadini siano stati truffati non riavranno indietro le lo Istituzioni
Democratiche, né i loro diritti civili, che saranno, invece,
sacrificati, per far sopravvivere le banche e le finanziarie.
La seconda direttrice è la direttrice politica.
Una direttrice in cui la crisi costringe i politici a cambiare le
priorità di intervento nella società. I politici, abituati ad agire per
slogans son costretti a provvedimenti sulla struttura sociale economica
e reale quotidiana. Qual è la differenza? La gestione delle masse
mediante gli slogans pubblicitari o le battute ad effetto è una gestione
nell'immediato. La battuta suscita l'ilarità o l'applauso nel momento in
cui viene fatta, ma quando il momento viene superato lo spettator che
applaude medita sulla sua collocazione in relazione al mondo e alle
condizioni in cui vive. Gli interventi di natura sociale ed economica
vengono annunciati oggi, entrano in funzione fra un mese o due,
producono eventuali effetti (positivi o negativi) fra due o tre anni!
Nel frattempo, le persone subiscono diminuzione di stipendio,
peggioramento delle condizioni di vita, aumento dell'angoscia e della
depressione, danni psicologici irreversibili che impediscono loro di
affrontare una realtà in continuo cambiamento.
E qui entriamo nella terza direttrice della crisi che è quella dei
licenziamenti, della cassa integrazione, del beneficio di quegli
ammortizzatori sociali che alla fine non sono altro che un lento
accompagnamento al disfacimento dell'esistenza umana. Centinaia di
migliaia di lavoratori che vedranno, un po' alla volta, chiudere
fabbriche e servizi nei quali lavoravano, erano specializzati per quella
fabbrica e per quei servizi e si ritrovano troppo vecchi per modificare
la loro professionalità in modo che sia utile per una nuova professione.
Ne consegue che muore un mondo, una società, e con essa i suoi
cittadini. Le illusioni e le "speranze" di quei cittadini.
Mentre i media sono concentrati sul crollo finanziario: UNA SOCIETA'
CIVILE MUORE!
Questo è un DATO DI FATTO!
Prendere consapevolezza di questo permette alle persone la propria
esistenza in un insieme sociale COMPLETAMENTE DIVERSO dal presente. Un
futuro in cui nazioni oggi povere inzieranno ad ottenere qualche
beneficio e le nazioni oggi ricche arriveranno a decuplicare la loro
massa di poveri: con i relativi problemi di conflittualità sociale
centuplicati dall'ideologia educazionale cattolica e cristiana che, per
i loro interessi, troppe nazioni hanno imposto su bambini indifesi.
Il dramma del singolo individuo non fa massa né fa notizia. Solo che
oggi il dramma del singolo è un dramma di milioni di individui in cui
l'informazione è stata spezzata e, anziché vivere un dramma collettivo,
sociale, si continua a vivere un dramma individuale fra milioni di
individui che non sono in grado di comunicare.
E' necessario riflettere su questo.
Il futuro non è una copia del presente, è un salto qualitativo sociale e
comporterà una grande crisi sociale
Il mercato dei mutui ed il disagio economico di coloro che hanno
stipulato un mutuo
21 Settembre 2007 - Nel 2006, secondo quanto emerge dai dati Istat, tra
le famiglie che vivono in abitazioni di proprietà, il 13,8% paga un
mutuo la cui rata rappresenta in genere un'uscita consistente: in media
458 euro al mese ( il 4,5% in più dell'anno precedente ).
In Italia nel 2006 sono stati accesi 404.276 mutui per la casa, il 2,9%
in più rispetto all'anno precedente.
Le compravendite che sono state realizzate attraverso la richiesta di un
mutuo rappresentano il 47,8% del totale, quota in crescita negli ultimi
tre anni considerati ( 2004-2006 ).
L'importo medio finanziato nel 2006 ammonta a 127.571 euro per
abitazione, valore in crescita del 9% circa negli ultimi tre anni. Le
variazioni intervenute nell'ultimo trimestre su base annuale ( 2006 )
appaiono le più basse degli ultimi 5 anni ( +0,8% ), indicando un
rallentamento evidente nella crescita dei nuovi contratti di mutuo ).
I ripetuti incrementi disposti dalla Bce ( Banca Centrale Europea ) sui
tassi d'interesse e gli elevati livelli raggiunti dalle quotazioni
sembrano dunque iniziare a mostrare i primi, seppur non preoccupanti,
effetti in termini di assestamento del mercato.
Il monte mutui erogati alle famiglie per l'acquisto di abitazioni è
passato da 36.784 milioni di euro a fine 1996 a 208.295 del 2006 ( +466%
) e solamente nell'ultimo anno l'aumento è stato del 13,3%. Nonostante
il notevole incremento della consistenza dello stock di mutui accesi in
Italia nell'ultimo decennio, il mercato italiano rimane comunque di
dimensioni limitate rispetto a quello dei principali Paesi europei.
Le statistiche della Banca d'Italia in merito al numero di famiglie
insolventi mostrano una generale tendenza al rialzo nel periodo
2002-2006. In termini assoluti, tuttavia, l'ammontare complessivo dei
crediti in sofferenza risulta inferiore sia alla media del periodo che
al valore massimo raggiunto nel corso del III trimestre del 2005. Per
quanto risulti in crescita anche il numero di famiglie in difficoltà (
nel I trimestre 2007, del 7,3% in più rispetto al trimestre precedente
), il dato non appare oggi preoccupante considerata la sostanziale
stabilità della quota di affidati sul totale delle famiglie, che oscilla
attorno al tasso fisiologico dell'1,6% ma certo le prospettive vedono
l'addensarsi di condizioni di rischio.
In sintesi, si tratta, per il mercato italiano dei mutui, di una
crescita senza precedenti, laddove l'inasprirsi dell'onerosità del
debito degli ultimi 3 anni è stata, però, parzialmente arginata da
condizioni contrattuali più allettanti ( tempi di rimborso più lunghi,
tetti massimi sulla rata periodica, ad esempio ).
Sono perciò aumentate le famiglie indebitate e la loro esposizione è
peggiorata negli anni recenti ( vuoi per la crescita dei valori delle
case, vuoi per l'aumento dei tassi ). Questo è lo scotto che si è dovuto
pagare per la diffusione ulteriore della proprietà della casa.
La situazione, sebbene oggi sia ancora entro limiti di sostenibilità
complessiva, è potenzialmente destinata ad assumere connotazioni
preoccupanti nel caso in cui la crescita economica sia disallineata al
soddisfacimento del debito pregresso.
Roma - "Un vero e proprio manifesto-piattaforma contro la crisi". Così
il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ha presentato oggi
all'Assemblea nazionale dei quadri e dei delegati, il pacchetto di
proposte messe in campo dalla confederazione di Corso d'Italia per
arginare la crisi economica in atto. Una terapia d'urto che va da
interventi di carattere economico e fiscale, fino a una revisione delle
politiche del welfare e dell'immigrazione, per contrastare la crisi che
attanaglia l'economia reale e per rilanciare i consumi depressi e la
tutela del potere d'acquisto.
"Si profilano mesi difficili per tutti i settori - scrive oggi Epifani
su Rassegna Sindacale -: circa duecentomila sono i lavoratori precari
dei settori pubblici che perderanno il lavoro, altri duecentomila sono
calcolabili nel settore privato, tutti senza alcuna tutela, mentre
dilaga la richiesta di cassa integrazione straordinaria e ordinaria per
le aziende di tutti i settori produttivi, con il rischio molto concreto
che presto si esauriscano le risorse necessarie a finanziarla".
Di fronte a questo scenario così difficile, "che comporta ricadute
pesanti sul sistema economico e produttivo del paese e sulla tenuta del
reddito di lavoratori e pensionati", la Cgil non si tira indietro "ma
intende misurarsi con proposte concrete, concentrate su alcuni punti
nevralgici", scrive ancora il segretario generale. La piattaforma di
rivendicazione, sulla quale la Cgil chiamerà anche alla mobilitazione,
si articola in sei punti di intervento con quattro azioni prioritarie:
l'intervento sulle tredicesime, difesa dei precari, sospensione della
Bossi-Fini ma anche un'iniziativa sui mutui per i quali la Cgil chiede
la ricontrattazione. Ed ecco le 6 proposte della Cgil:
1. Sostegno all'occupazione
La Cgil rivendica l'incremento della dotazione del Fondo per gli
ammortizzatori sociali, la sua estensione a tutti i lavoratori che
attualmente non ne hanno diritto, il sostegno ai processi di formazione
e riqualificazione dei lavoratori, oltre che al sostegno al reddito. Per
i lavoratori che non hanno diritto, la proposta si riferisce ai
lavoratori precari e ai lavoratori di tutti i settori dove non sono
previsti in via ordinaria.
Inoltre, si richiede la contemporanea previsione, per un periodo
predeterminato, di un meccanismo certo per il reintegro del Fondo in
caso di mancata copertura relativa all'aumento degli stati di crisi.
Perché, come scrive Epifani, già oggi sono a rischio 200mila posti di
lavoro, e il numero continua a crescere, a cui bisogna aggiungere gli
altrettanti 200mila precari non stabilizzati della pubblica
amministrazione, della scuola e della ricerca.
La previsione di un impegno contributivo anche simbolico per le imprese
che ricorrono agli ammortizzatori in deroga; l'urgente convocazione del
tavolo con le parti sociali per dare corso alla delega finalizzata alla
generalizzazioni degli ammortizzatori e al loro riordino prevista dalla
legge 247/07, la previsione, già per il 2008, di un aumento sostanziale
delle risorse necessarie per cigs e mobilità per far fronte all'impatto
della crisi. Il governo, infatti, ha già dovuto aumentare il Fondo per
gli ammortizzatori in deroga (oggi interamente a carico del bilancio
pubblico), dopo le pressioni dei sindacati, ma ciò non basta. Ma, al
cospetto di tale crisi, l'intervento è insufficiente nelle risorse e
inadeguato negli strumenti.
E ancora, in sostegno all'occupazione, si richiede la definizione di
alcuni urgenti correttivi, per altro da tempo richiesti dalla Cgil, in
merito a: Indennità di disoccupazione con requisiti ridotti,
Collaboratori coordinati e continuativi; periodi di cigs.
L'utilizzo delle risorse destinate alla detassazione degli straordinari
e del lavoro supplementare. Ferme restando le risorse necessarie a
coprire la detassazione dei premi contratti al secondo livello, occorre
utilizzare queste risorse (pari a circa 1 miliardo di euro) a sostegno
dell'occupazione e per chi non ha gli ammortizzatori sociali, o non più
goderne.
La definizione di incentivi di natura fiscale. Si tratta di favorire un
intervento di sostegno all'occupazione fondato su sgravi o credito di
imposta ulteriori, rispetto a quanto già previsto dalle leggi
Finanziarie per il 2007 e per il 2008, per l'assunzione a tempo pieno e
indeterminato, con maggiorazioni per favorire l'assunzione delle donne e
dei giovani, con particolare attenzione al Mezzogiorno.
Il sostegno dell'occupazione in difficoltà senza tutele. Utilizzare, in
via eccezionale e per un periodo determinato, parti delle risorse del
Fondo per la cassa integrazione presso l'Inps (in attivo di circa 8
miliardi di euro).
Il rafforzamento dell'azione per la legalità. Va evitato che la crisi
produca una riduzione delle tutele e della sicurezza sul lavoro.
Contemporaneamente, bisogna contrastare il lavoro irregolare anche per
rilanciare l'emersione, la regolarizzazione e la tutela della salute e
della sicurezza, superando anche l'offerta la massimo ribasso nelle gare
d'appalto.
2. Sostegno al reddito
Su questo aspetto la Cgil rivendica un intervento di riduzione del
prelievo fiscale su salari e pensioni nel prossimo biennio. Occorre
agire o con un intervento sulle detrazioni o con la restituzione del
fiscal drag, a partire da 500 euro nel 2008 (tredicesima mensilità),
prevedendo per il 2009 un intervento in grado di contribuire a una
manovra anticiclica.
La progressiva estensione della platea dei pensionati che ricevono una
quattordicesima mensilità e la revisione del sistema di calcolo per la
determinazione dell'aumento di redditi da pensione. La previsione è già
contenuta nel Protocollo welfare dello scorso anno per le pensioni più
basse.
Agevolazioni nella ricontrattazione dei mutui. Una richiesta, da
prevedere in via eccezionale per i prossimi due anni, che si può
concretizzare ponendo parte degli oneri a carico del Tesoro e
sostituendo l'Euribor con il tasso applicato dalla Bce al
rifinanziamento delle banche quale tasso di riferimento per il calcolo
delle rate dei mutui a tasso variabile.
Adozione della tariffa sociale nei servizi di carattere economico
generale. Si può generalizzare questa scelta con il riconoscimento della
condizione di disagio economico attraverso l'Isee, ovvero l'Indicatore
della situazione economica equivalente.
Contenere gli aumenti di tariffe, rette, contributi, tickets, per i
servizi a domanda collettiva e individuale. Si possono prevedere
riduzioni, sconti, gratuità secondo le diverse condizioni di disagio
economico.
Lotta all'evasione e all'elusione fiscale contributiva. Deve essere
rilanciata con forza, dato che oggi il 90% delle entrate Irpef proviene
dal lavoro dipendente, mentre solo il 10% proviene da quello autonomo.
3. Sostegno agli investimenti e politica industriale
La Cgil richiede la garanzia del Tesoro agli affidamenti già concessi
dalle banche fino al compimento degli investimenti previsti dalle stesse
imprese.
Il pieno sostegno ai Progetti di innovazione industriale, strumenti di
politica industriale secondo quanto definito Industria 2015, prevedendo
maggiori risorse; un maggior numero di progetti finanziati,
l'allargamento ad altri settori strategici dell'accesso ai bandi.
La previsione di un fondo aggiuntivo, oltre il fondo istituito dalla
Banca europea degli investimenti, per facilitare l'accesso al credito
delle piccole e medie imprese, a partire dal Mezzogiorno.
Il sostegno dei settori e territori più esposti alla concorrenza
internazionale. Qui ci si riferisce ai settori del Made in Italy, della
bassa intensità tecnologica, della bassa intensità di conoscenza
utilizzata, e altro, che sono più a rischio di crisi aziendali. Per
questi settori si può intervenire attraverso una garanzia pubblica e
sgravi fiscali per le imprese che realizzano piani di qualità con
investimenti in innovazione, ricerca e formazione e che si impegnano a
non ridurre l'occupazione per tutto il 2009.
Il riconoscimento di una detrazione di imposta per l'innovazione. Questa
può riferirsi alle ore impiegare, o all'occupazione utilizzate, per la
realizzazione di prototipi e, oppure, per apportare modifiche innovative
rilavanti al prodotto. Tale misura dovrà essere riconosciuta anche in
caso di assunzioni di ricercatori.
4. Investimenti pubblici
La Cgil rivendica investimenti infrastrutturali immediatamente
cantierabili. In funzione anticiclica occorre dare l'avvio a un nuovo
piano di investimenti, anche attraverso la finanza di progetto, per
colmare il deficit infrastrutturale del nostro paese. Su questo punto la
Cgil ribadisce il giudizio negativo sul taglio agli investimenti in
infrastrutture passati dal 2,4% al 2,1% del Pil.
Il ripristino del Fas (Fondo aree sottoutilizzate). Con il decreto 112
le decisioni di spesa per il Fas sono state centralizzate a discapito
delle Regioni e delle autonomie locali, alle quali sono stati sottratti
circa 13 miliardi di euro. Bisogna destinare l'85% delle risorse del Fas
al Sud e utlizzare i fondi disponibili per la programmazione unificata
delle risorse europee e di quelle nazionali aggiuntive, prevista dal
Quadro strategico nazionale e concordata con la Commissione europea per
la ripresa degli investimenti nelle aree meridionali.
Sostegno ai processi di risparmio ed efficienza energetica nella
produzione, nei trasporti e nel civile.
Rafforzare gli investimenti nella bonifica delle aree industriali
inquinate, in particolare nel Sud.
Più edilizia popolare e affitti più leggeri. Bisogna dare applicazione
all'accordo del tavolo di concertazione sulle politiche abitative del
2007 e rilanciare un piano per l'edilizia popolare e di interventi tesi
a calmierare gli affitti.
5. Welfare e rafforzamento della coesione sociale
La Cgil rivendica un sostegno al reddito delle famiglie e dei giovani
inoccupati. Questo dovrà avvenire nell'ambito di un programma
straordinario di contrasto alla povertà e alla crisi occupazionale
prevedendo un investimento di circa 1 miliardo di euro.
Benefici per i lavoratori addetta a mansioni faticose e usuranti. Ciò
significa applicare pienamente la legge 247/07 in materia pensionistica
e riconoscere immediatamente i benefici citati.
Il rafforzamento del sistema di welfare, un piano straordinario per
ampliare i servizi per l'infanzia e per la non autosufficienza degli
anziani. Ovvero mantenere per il sistema di welfare un impianto
universalistico (non negoziale e compassionevole come previsto dal Libro
Verde), che affermi i diritti individuali e realizzi le condizioni per
l'occupabilità delle donne, esattamente nella direzione di una manovra
anticiclica.
Misure per rafforzare il controllo circa l'effettiva volontarietà delle
dimissioni. Occorre contrastare nettamente la pratica delle "dimissioni
in bianco".
Utilizzo delle caserme dismesse. Strutture da usare come residenze
temporanee per lavoratori immigrati e "casa dello studente".
6. Immigrazione
Come ultimo punto la Cgil rivendica un provvedimento di regolarizzazione
degli immigrati. L'immigrazione è una risorsa per lo sviluppo e, quindi,
a maggior ragione sarà necessario affrontare la questione della
regolarizzazione di tutti i lavoratori immigrati che sono irregolari e
aumentano il lavoro nero e sommerso.
La riforma della cittadinanza. C'è la necessità di definire i percorsi
di stabilizzazione e integrazione attraverso una vera e propria riforma
della cittadinanza, soprattutto per i bambini nati in Italia, per
superare le discriminazioni, a partire dal diritto di voto.
La sospensione degli effetti della Bossi-Fini in caso di perdita di
lavoro per crisi aziendali
IOVEDÌ, 26 MARZO 2009
Pagina 11 - Attualità
CRISI E DISAGIO SOCIALE
GIOVEDÌ, 26 MARZO 2009
Pagina 11 - Attualità
La congiuntura economica si riflette sui comportamenti: più ansia, più
aborti, meno figli
Italia, un Paese sull'orlo della depressione
Dati Istat e casistiche mediche mandano segnali precisi
Allarme dell'Oms aumentano alcolismo e suicidi tra le fasce più vulnerabili
MONICA VIVIANI
ROMA. Più richieste di aborto, più figli unici, più persone sofferenti
di episodi conclamati di ansia e depressione. Sta
accadendo nel nostro Paese e secondo gli esperti parte della
responsabilità va cercata proprio nella crisi economica
che, come recita l'ultimo rapporto del Censis, «mette potenzialmente in
pericolo una famiglia italiana su due».
Più richieste di aborto. In base ai dati del ministero della Salute le
interruzioni volontarie di gravidanza sono passate da
131.018 nel 2006 a 127.038 nel 2007. Ma ora le richieste sarebbero in
aumento. Il primo a denunciare il fenomeno è stato nei
giorni scorsi il direttore della Clinica Mangiagalli di Milano, Basilio
Tiso: «Negli ultimi tre, quattro mesi c'è aumento di richiesta da
parte delle italiane». Un dato che trova conferma nei sempre più
numerosi Sos raccolti dai Centri di aiuto alla vita (Cav) sparsi sul
territorio: se nel 1990 erano il 23% le donne che adducevano il motivo
economico quale difficoltà alla gravidanza, questa quota
nel 2007 è arrivata al 44%, a cui si aggiunge un 12% che lamenta la
disoccupazione, e un altro 10% che parla di alloggio
insufficiente o mancante. Sommando le tre motivazione si raggiunge
quindi il 66% e il sospetto è che la percentuale nel 2008 sia
cresciuta ancora.
Più figli unici. Un minore italiano su quattro è figlio unico e uno su
due ha un solo fratello: il dato, in aumento negli ultimi dieci
anni, è contenuto in un'indagine multiscopo dell'Istat relativa al 2008.
Calo della fecondità, progressivo inserimento delle donne
nel mercato del lavoro e aumentata instabilità economica hanno fatto
aumentare la percentuale di bambini e ragazzi che non
hanno fratelli: se nel 1998 erano il 23,8%, nel 2008 sono diventati il
25,4%.
Disagio piscologico. In Italia l'attenzione degli psicologi negli ultimi
tempi si è fortemente concentrata su ansia, panico e stress
da crisi economica. «Nonostante la crisi economica - ha spiegato di
recente Giuseppe Luigi Palma, presidente del consiglio
nazionale dell'Ordine degli psicologi - la domanda di psicologia e
psicoterapia è crescente perchè il disagio viene avvertito di più.
A mettere in difficoltà è soprattutto la precarietà in tutte le sue
sfaccettature, sia in campo economico che lavorativo. C'è poi la
percezione di un futuro incerto e la mancanza di possibilità di
costruire una famiglia o semplicemente di avere un'abitazione». Ed
è dell'ottobre scorso l'allarme dell'Organizzazione mondiale della
sanità: la crisi rischia di provocare anche un aumento dei
disturbi mentali, del consumo di alcol e dei suicidi tra le fasce più
vulnerabili della popolazione.
Che fare? Per far fronte all'aumento delle richieste di aborto, la
Chiesa propone di estendere la social card alle donne incinte.
La proposta dei vescovi è apparsa ieri sull'editoriale di prima pagina
del quotidiano Avvenire: anticipare di 6-8 mesi la
concessione della social card, oggi prevista per i nuclei familiari meno
abbienti con bambini da 0 a 3 anni. Una forma di aiuto
economico che esiste già è invece il "Progetto Gemma" del Movimento per
la vita. Un servizio di "adozione prenatale a distanza"
per madri in difficoltà economiche fortemente tentate a ricorrere
all'aborto: garantisce alla futura mamma un contributo mensile
pari a 160 euro per 18 mesi. «I problemi certamente non spariscono, però
possono essere affrontati - spiegano dai Cav - Quelle
che bussano ai nostri centri chiedendo un aiuto per non abortire per
cause economiche sono donne che vivono il possibile arrivo
di un figlio con preoccupazione».
GIOVEDÌ, 26 MARZO 2009
Pagina 11 - Attualità
L'INTERVISTA
Chiara Saraceno: «Le famiglie sono ormai in ginocchio»
ROBERTA RIZZO
MILANO. «Con la crisi economica aumentano le diseguaglianze sociali e a
pagare le conseguenze sono le fasce più deboli.
L'intera società va verso un abbassamento non solo della qualità di vita
ma anche di un calo notevole della cultura e
dell'istruzione». Chiara Saraceno, sociologa torinese che lavora al Wzb
(Istituto ricerche sociali di Berlino) traccia un'analisi della
situazione del nostro Paese.
Quali sono i tagli che fanno le famiglie?
«In ginocchio finiscono i precari e soprattutto i giovani con contratti
co.co.pro perché, anche se il governo italiano ha annunciato
interventi attraverso gli ammortizzatori sociali, queste fasce di
cittadini non potranno salvarsi. Una famiglia in difficoltà inizia a
tagliare le spese per viaggi, abiti, auto nuova e lo studio. Si comprano
meno libri per la scuola e non ci sono soldi per
l'università».
Quindi molti giovani, finito il liceo, non andranno più all'università
pur di trovare lavoretti che garantiscano un minimo
di entrata economica?
«Sì, i genitori, loro malgrado, non potranno investire sui figli dal
punto di vista dell'istruzione: studiare costa. E come è messa la
scuola in Italia non c'è da meravigliarsi. I giovani diplomati magari
sceglieranno la strada di lavori in nero e le famiglie che hanno
bambini piccoli entreranno in depressione perché il tempio pieno è
diventato una chimera. Solo le scuole private ne avranno
beneficio. Ma bisogna pagare rette salate e dunque non tutti potranno
permetterselo».
L'oggettiva perdita di reddito porta dunque ad un malessere reale ma
anche psiocologico. Ma c'è chi, in questo
momento, gode della crisi?
«Ci sono le famiglie benestanti che continuano a spendere ciò che hanno
proprio per godersi i soldi. Nel senso che non rinunciano
a comprare il frigorifero nuovo, l'auto di lusso e fare la vacanza
lunga. E' chiaro che nel mirino ci sono soprattutto i cassaintegrati
e i disoccupati. In molte famiglie italiane c'è un cassaintegrato o un
disoccupato. Quale futuro dare a un Paese che non sta
investendo nel futuro? Neppure l'ultima uscita del premier Berlusconi
sulla casa dà ossigeno».
Incrementare l'edilizia non potrà favorire di un aumento di lavoro?
«Penso che in paesi come la Germania, dove attualmente vivo, hanno fatto
ben altro: investimenti seri sulle abitazioni ecologiche
e sulle tecnologie energetiche volte al risparmio, L'Italia è indietro
anni luce».
GIOVEDÌ, 26 MARZO 2009
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Disoccupato si dà fuoco in Campidoglio
Clamoroso gesto di un panettiere che ha perso il lavoro. Non è grave
ROMA. Agli agenti in servizio al Campidoglio che lo hanno salvato ha
detto solo poche parole per spiegare quanto aveva
appena fatto: «Sono disoccupato, il mio era un gesto dimostrativo». Un
gesto dettato dalla disperazione per aver perso il lavoro e
nello stesso tempo dover provvedere a una moglie e un bambino di appena
4 anni. Un peso diventato insopportabile da quando,
sei mesi fa, aveva perso il posto nel panificio romano in cui lavorava.
E così ieri mattina ha deciso che era arrivato il momento di
attirare l'attenzione, di vedere se era possibile trovare qualcuno
disposto ad aiutare lui e la sua famiglia. Vincenzo C., 39 anni, un
passato remoto costellato da piccoli reati contro il patrimonio, ieri
mattina si è recato sulla piazza del Campidoglio e dopo essersi
cosparso di liquido infiammabile si è dato fuoco. Per fortuna in quel
momento la piazza era affollata di agenti del servizio
antisabotaggio e delle unità cinofile impegnati in un'operazione di
bonifica in vista dell'arrivo dei reali di Svezia, che ieri hanno
fatto visita al sindaco Gianni Alemanno. Il primo a intervenire è stato
proprio un agente di polizia che si è tolto il giubbotto e lo ha
gettato addosso a quel corpo che si stava trasformando in una torcia. E
quasi sicuramente gli ha salvato la vita. Vincenzo C. è
stato trasportato d'urgenza all'ospedale Sant'Eugenio, dove è stato
ricoverato nel reparto grandi ustionati e dove i medici gli
hanno riscontrato ustioni di secondo e terzo grado in gran parte del
corpo. Nonostante questo, però, le sue condizioni non sono
state giudicate particolarmente gravi.
E' chiaramente un dramma della disoccupazione quello del panettiere
romano. Della disoccupazione e delle condizioni di
precariato in cui si trovava quando ancora aveva un lavoro. Sei mesi fa
il licenziamento, seguito dalla scoperta che il datore di
lavoro non gli aveva versato tutti i contributi. Di conseguenza Vincenzo
C. si è visto sparire anche la possibilità del sussidio di
disoccupazione.
Alla moglie, Vincenzo C. ha spiegato il perché del suo gesto: «Non ce la
facevo più, come possiamo andare avanti senza soldi,
ora forse qualcuno si ricorderà di me». L'assessore provinciale al
lavoro Claudio Smeriglio ha annunciato di voler convocare l'ex
datore di lavoro del panettiere per chiarire la vicenda del mancato
versamento dei contributi, e ha promesso che non lascerà soli
Vincenzo C. e la sua famiglia. (c.r.)
GIOVEDÌ, 26 MARZO 2009
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Rivolta in Francia: manager «ostaggio» dei dipendenti
PARIGI. La rabbia ha spinto i dipendenti di un'azienda farmaceutica a
sequestrare il direttore per un giorno, notte
compresa, confinandolo nel suo ufficio. E' il secondo manager «ostaggio»
di operai in Francia, in una decina di giorni.
Un atto di disperazione è invece all' origine di un suicidio messo in
atto da un sindacalista che lavorava in un'altra
azienda.
L'uomo ha lasciato una lettera per dire che la pressione professionale
era troppo forte e per chiedere che la sua morte venga
considerata un incidente di lavoro. Intanto gli operai della Continental
- 1.120 destinati a scomparire - hanno invaso Parigi e
raggiunto l'Eliseo, dove sono stati ricevuti da un consigliere del
presidente Nicolas Sarkozy. Ma ne sono usciti delusi. Cronache
della crisi dalla Francia, dove esplodono rabbia e disperazione fra
operai costretti ad assistere pressoché impotenti - quasi
quotidianamente - a chiusure di fabbriche, licenziamenti, cassa
integrazione, sotto i colpi di una crisi che si porta via - uno dopo
l'altro - pezzi dell' industria. Proprio mentre il presidente Sarkozy
annuncia commissari alla reindustrializzazione nei bacini dove
più forte è la minaccia all'occupazione e dice che è pronto a «fare di
più se la crisi si aggrava». A lui, gli operai chiedono di non
essere impotente di fronte alla crisi. I sindacati non sconfessano le
azioni più radicali, anzi dicono che sono destinate a ripetersi,
perchè «l'esasperazione cresce». Così il direttore dell'azienda
farmaceutica americana 3M, situata nel Loiret, centro della
Francia, è stato sequestrato ieri pomeriggio dagli operai che contestano
un piano di ristrutturazione che prevede la soppressione
di 110 posti di lavoro su un totale di 235.
L' uomo è stato confinato nel suo ufficio, dove ha passato la notte.
«Questa azione - ha detto un sindacalista - è l'unica nostra
possibilità, ma non c' è alcuna aggressività». Il 12 marzo scorso anche
il pdg - presidente-direttore generale - di Sony France era
stato sequestrato dagli operai e aveva passato la notte in fabbrica. L'
azienda - che impiega 311 dipendenti - sarà chiusa il 17
aprile prossimo. Oggi, invece, i mille operai del sito francese di
Clairvoix di Continental, gruppo tedesco di pneumatici, sono stati
ricevuti all' Eliseo da Raymond Soubie, consigliere sociale di Sarkozy.
Ma, all'uscita dal palazzo presidenziale, gli operai, delusi,
hanno detto di non avere ricevuto «alcuna garanzia». Giorni fa, il
direttore della Continental era stato preso a lanci di uova e
costretto ad abbandonare di corsa l' assemblea. Altra cronaca della
crisi, drammatica, è quella che arriva da Chauvigny, ovest
della Francia. Un sindacalista della fabbrica di ceramiche Deshoulieres
si è suicidato, annegandosi in un lago. In una lettera -
lasciata nei locali sindacali dell'impresa - l'uomo, 56 anni, ha
spiegato il suo gesto per la pressione professionale troppo forte,
secondo quanto hanno riferito i gendarmi. Nella lettera, dopo aver
invocato il perdono dei suoi familiari, l' uomo ha chiesto che il
suo suicidio venga considerato un incidente di lavoro

Famiglia: il 15% fatica ad arrivare a fine mese
17 gennaio 2008
CONOSCERE | Welfare | Articolo
ROMA - Accanto alla rilevazione dei redditi, l'indagine dell'Istat su
"Reddito e condizioni di vita" ha raccolto una serie di informazioni
relative agli aspetti non monetari delle condizioni di "deprivazione"
delle famiglie, come il ritardo nei pagamenti, l'indebitamento, le
difficoltà ad arrivare a fine mese e a sostenere il carico finanziario
per le necessità quotidiane. Le difficoltà dichiarate dalle famiglie
possono anche essere di carattere temporaneo. E' stato chiesto agli
intervistati se, nei 12 mesi precedenti, è successo (anche soltanto una
volta) che la famiglia non avesse i soldi per acquistare cibo, per
pagare le spese mediche o per comprare i vestiti di cui aveva bisogno;
se la famiglia ha potuto permettersi di riscaldare adeguatamente
l'abitazione e se si è trovata, almeno una volta nell'ultimo anno, in
arretrato con il pagamento delle utenze (bollette di luce, gas, telefono).
Infine, l'Istat ha posto due domande relative alla percezione soggettiva
del disagio economico: se la famiglia ritiene di poter affrontare una
spesa necessaria ed imprevista di 600 euro e come arriva alla fine del
mese. "Gli indicatori di disagio e di deprivazione materiale rilevati
nel 2005 e nel 2006 confermano una sostanziale stabilità nelle
condizione di vita delle famiglie residenti", afferma l'istituto. In
sostanza, alla fine del 2006, il 14,6% delle famiglie ha dichiarato di
arrivare con molta difficoltà alla fine del mese ed il 28,4% di non
essere in grado di far fronte ad una spesa imprevista di 600 euro. Nei
dodici mesi precedenti l'intervista, in almeno una occasione il 9,3%
delle famiglie si è trovato in arretrato con il pagamento delle bollette
e il 10,4% delle famiglie ha dichiarato di non potersi permettere di
riscaldare adeguatamente l'abitazione. "Si tratta di livelli
sostanzialmente invariati rispetto all'anno precedente, con alcune
significative eccezioni relative a tre categorie di beni di prima
necessità (alimentari, spese mediche e abbigliamento) - afferma l'Istat -.
Infatti, mentre nel 2005 il 5,8% delle famiglie aveva dichiarato di
essersi trovata, almeno in una occasione, in una situazione di
insufficienza di risorse per comprare il cibo necessario, nel 2006 la
percentuale è scesa al 4,2%. Parimenti nel 2006 è diminuita la quota di
famiglie che si e' trovata in difficoltà per le spese mediche (dal 12 al
10,4%) e per l'acquisto di abiti necessari (dal 17,8 al 16,8%). Il
disagio delle famiglie. Sulle condizioni di disagio incide in modo
rilevante la disponibilità di risorse economiche, quindi il numero di
percettori di reddito presenti in famiglia e le fonti di reddito
disponibile. Nel 2006 il 18,5% delle famiglie monoreddito dichiara
infatti di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese. "Sia nel
2005 che nel 2006, le famiglie che possono contare su un reddito
autonomo come fonte principale sono anche quelle che dichiarano meno
frequentemente situazioni di disagio - afferma l'Istat -. Invece, le
famiglie che non hanno come fonte principale il reddito da lavoro, ma
entrate che derivano prevalentemente da capitale e da trasferimenti
pubblici hanno difficoltà ad affrontare gli imprevisti e denunciano
problemi in misura più elevata anche per gli altri indicatori considerati.
La tipologia familiare che presenta minori segnali di disagio economico
è quella delle coppie senza figli (nel 2006 soltanto nel 10% dei casi
dichiarano di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese). Le
famiglie, invece, in cui sono presenti tre o più figli, le famiglie
composte da mono-genitori e quelle di anziani soli risultano
relativamente più esposte a situazioni di disagio. L'11,5% delle coppie
con figli e ben il 21,9% di quelle con tre o più figli dichiara di
essersi trovata in arretrato con il pagamento delle bollette (contro il
5,4% di quelle senza figli). Insieme alle coppie con figli, si trovano
più frequentemente coinvolte in situazioni di difficoltà economica di
diverso tipo le famiglie con un solo genitore e gli anziani soli. La
relativa maggiore vulnerabilità di queste famiglie è evidente
soprattutto in relazione alle spese impreviste: più di un terzo,
infatti, ritiene di non poter affrontare una spesa inattesa di 600 euro.
Rispetto alla generalità delle famiglie, la presenza di un minore non
risulta associata a una maggiore frequenza delle situazioni di disagio
economico: sono soprattutto le famiglie con due e, in misura ancora più
marcata, quelle con tre o più minori a trovarsi in difficoltà più spesso
delle altre. Il 23,8% delle famiglie con tre o più minori, rispetto al
20,8% nel 2005, ha dichiarato di arrivare con molta difficoltà a fine
mese e ben il 38% non può affrontare spese inattese (il 31,6% nel 2005).
Inoltre, nel 2006, il 24% delle famiglie con tre o più minori si è
trovato in arretrato con le bollette almeno una volta nei 12 mesi
precedenti l'intervista, il 29,8% ha sperimentato insufficienza di
denaro per acquistare vestiti necessari, il 14% per le spese mediche,
l'8,5% per quelle alimentari. Infine, il 12,4% di queste famiglie
segnala di non avere risorse sufficienti per riscaldare adeguatamente
l'abitazione.
Per le famiglie in cui sono presenti due o più anziani, l'incidenza
delle situazioni di disagio risulta generalmente inferiore rispetto alla
media nazionale, ad eccezione di quelle che dichiarano difficoltà a
sostenere spese mediche, che, nel 2006, rappresentano il 10,6% dei casi.
Al confronto, le famiglie in cui è presente un solo anziano si trovano
invece più frequentemente costrette ad affrontare problemi economici,
soprattutto in relazione alle spese per il riscaldamento (12,3%) e a una
spesa imprevista di 600 euro (32,8%).

Compra Italiano
In un clima economico sempre più difficile i piccoli produttori sono in
trincea quotidianamente contro debiti, banche sempre più pressanti e
concorrenza sleale da parte dei prodotti del terzo mondo. In questo
contesto Forza Nuova riprende una sua storica operazione, quella del
Compra Italiano, che consiste nella valorizzazione del prodotto italiano
e nella creazione reti di vendita di prodotti attraverso sezioni e
federazioni di Forza Nuova. Compra Italiano, intende inoltre
sensibilizzare gli italiani sulla importanza di rispondere sempre in
modo solidale e militante alle crisi causate dal governo e dai processi
di globalizzazione dell' economia.
FORZA NUOVA si batte da anni per difendere il potere d'acquisto degli
stipendi degli italiani.
FORZA NUOVA si batte da anni per difendere il lavoro dei produttori
alimentari italiani.
Di fronte all'invasione di merci extracomunitarie prodotte senza
controlli sanitari e frutto del lavoro di manovalanza semi schiavizzata;
Di fronte all'arroganza di intermediari speculatori che operano in
condizione di monopolio strangolando i contadini e imponendogli di
vendere i loro prodotti ai prezzi di 15 anni fa;
FORZA NUOVA pretende il blocco totale delle importazioni per favorire i
produttori italiani.
FORZA NUOVA vuole mettere fuori gioco gli intermediari parassitari che
si arricchiscono senza lavorare grazie a strane enormi disponibilità
finanziarie.
FORZA NUOVA mette in contatto diretto produttori italiani e consumatori
italiani, garantendo prodotti sani e a prezzi equi e ristabilisce il giusto
circolo della moneta da italiano a italiano; da lavoratore a lavoratore.
COMPRA ITALIANO:
SCHIACCIA I PARASSITI


Lettera ai Commercianti e agli Artigiani Italiani
Città di Catania

Egr. Commerciante Italiano,
Spett.le Società,

Oggetto: Convocazione Assemblea Costitutiva, Corporazione del "Commercio
delle Arti e Mestieri"

L'invito che oggi riceve è la lettera che ci auguriamo La dovrà indurre
a riflettere su quale stato di enorme disagio economico e strutturale
vive la Sua categoria ed in quale degrado culturale e cittadino è
costretta a vivere, e quanto poche siano le iniziative politiche
nazionali e locali in suo favore.
Le cito per semplicità di intendi alcune delle non poche problematiche
che l'assillano:
La crisi economica voluta dai nostri politici, sia essi di centro-destra
che di sinistra, che ha ridotto i Suoi ricavi con una pressione fiscale
a dir poco vergognosa, aggravata dalla mancanza di adeguata tutela da
una delinquenza sempre più libera, spregiudicata e aggressiva, rende i
possibili spazi vitali sempre più risicati. Lo sconcertante disinteresse
politico sull'inesistente protezionismo del prodotto Italiano (made in
Italy), tartassato da merci di provenienza dai mercati orientali, (Cina,
India, Pakistan ecc.) che hanno non solo messo piede in casa nostra con
le loro merci, ma anche acquistando intere aziende Italiane e
conquistando commercialmente interi quartieri.
Il pullulare di accattonaggio, zingaraggio Afro-Asiatico, che occupa i
marciapiedi delle nostre, un tempo, belle strade costruite con il sudore
ed il sacrificio dei nostri Padri, fa crescere il degrado ormai evidente
delle nostre città.
Il proliferare di Ipermercati, Megaingrossi, che hanno dato a Lei il
colpo definitivo con una concorrenza poco decorosa che ha già visto
chiudere migliaia di aziende presenti sul mercato da centinaia di anni,
con conseguente creazione di nuova disoccupazione e quasi totale
scomparsa del mondo artigianale, memoria della operosità della
Tradizione Italiana. Ciò premesso La invitiamo a partecipare con
entusiasmo alla nostra iniziativa pronta a valorizzare i Suoi sacrifici
nella prospettiva di realizzare la rete del "COMPRA ITALIANO".

Delegato Nazionale Consulta Corporazioni Segretario Provinciale Forza Nuova
Dott. Giuseppe Conti Ing. Giuseppe Montalto


CATANIA: OPERAZIONE «Compra italiano»
Si è svolta oggi in Corso Sicilia, al centro di Catania, la conferenza
di presentazione dell'iniziativa " Compra Italiano". Alla presenza di un
folto gruppo di Connazionali commercianti e con la presenza dei
Dirigenti Regionali e Provinciali di Forza Nuova e della Consulta
Nazionale delle Corporazioni, è stato fatto un primo approccio sulle
problematiche che verranno sviluppate in maniera approfondita nella
riunione che è stata indetta per l'iniziativa presentata in un Corso
Sicilia "stranamente" pattugliata da decine di vigili urbani e con
l'assenza delle centinaia di clandestini ambulanti abusivi che
giornalmente infestano i marciapiedi del centro storico catanese, serve
a mettere in cantiere azioni di salvaguardia dei Connazionali che con
grandi sacrifici continuano a gestire le proprie attività, e dei
prodotti italiani ormai relegati a fatturali ridotti e sommersi dalla
merce a basso costo, proveniente dai campi di lavoro forzato della Cina,
che hanno invaso il mercato cittadino, tutta la Sicilia e l'Italia.
Analoghe iniziative sono in corso su tutto il Territorio Nazionale per
arginare questo devastante fenomeno che sta distruggendo il commercio
italiano e sta stravolgendo il tessuto sociale nazionale.
Già da domani si potranno firmare le petizioni popolari a sostegno
dell'iniziativa e verranno comunicati i luoghi dove saranno ubicati i
centri di raccolta firme.
Domenica 22, nella sala del Marlene Pub si è riunito il primo nucleo dei
commercianti che hanno aderito alla Comitato di difesa dei prodotti
italiani "Compra Italiano". Sono state ascoltate le numerose
problematiche inerenti alla gravissima crisi in cui versa il settore.
Tra queste:
La crisi economica voluta dai nostri politici, sia essi di centro-destra
che di sinistra, che ha ridotto i ricavi con una pressione fiscale a dir
poco vergognosa, aggravata dalla mancanza di adeguata tutela da una
delinquenza sempre più libera, spregiudicata e aggressiva, rende i
possibili spazi vitali sempre più risicati.
Lo sconcertante disinteresse politico sull'inesistente protezionismo del
prodotto Italiano (made in Italy), tartassato da merci di provenienza
dai mercati orientali, (Cina, India, Pakistan ecc.) che hanno non solo
messo piede in casa nostra con le loro merci, ma anche acquistando
intere aziende Italiane e conquistando commercialmente interi quartieri.
Il pullulare di accattonaggio, zingaraggio Afro-Asiatico, che occupa i
marciapiedi delle nostre, un tempo, belle strade costruite con il sudore
ed il sacrificio dei nostri Padri, fa crescere il degrado ormai evidente
delle nostre città.
Disoccupazione e quasi totale scomparsa del mondo artigianale, memoria
della operosità della Tradizione Italiana. Il proliferare di
Ipermercati, Megaingrossi, che hanno dato a Lei il colpo definitivo con
una concorrenza poco decorosa che ha già visto chiudere migliaia di
aziende presenti sul mercato da centinaia di anni, con conseguente
creazione di nuova.
Sono state decise altresì diverse iniziative a difesa dei commercianti.
A breve termine:
1) Anagrafe dei commercianti.
2) Raccolta firme: tra cui, una petizione al Prefetto con relativa
denuncia all'Ufficio Igiene, alla Camera di Commercio, ai Vigili Urbani,
all'Ufficio Tecnico, all' Ufficio di Finanza.
A medio termine:
1) Richiesta di incentivi per il "Compra Italiano".
2) Richiesta agevolazioni nei finanziamenti bancari.
3) Richiesta di promozione commerciale e pubblicitaria.
4) Richiesta di maggior controllo sui prodotti provenienti dai mercati
stranieri.
5) Valorizzazione dei prodotti italiani.
A lungo termine:
1) Educazione all'acquisto dei prodotti italiani ed alla ricerca di qualità.
2) Creazione del "numero chiuso" sulle attività commerciali in mano agli
extracomunitari
3) Equa politica fiscale e finanziamenti agevolati a vantaggio delle
attività commerciali dei nostri connazionali a rischio di fallimento.

Antonino Inuso e Amedea D'Elia

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L'egotico impenitente
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