Irisbus: 5 domande a CGIL-CISL-UIL-UGL



La lotta tra FIAT e operai all'IRISBUS sta conoscendo, proprio in queste ore, momenti di forte tensione. L'azienda ha infatti deciso di utilizzare anche la armi più sporche che ha a disposizione nel tentativo di spezzare la resistenza operaia. Dapprima la provocazione della notte tra il 14 ed il 15 ottobre quando, dopo un accordo raggiunto con i sindacati proprio la sera del 14, tentò di far uscire dalla fabbrica una ventina di autobus ancora da completare; e, nei giorni successivi, provvedimenti repressivi contro una decina di operai, colpevoli di aver intralciato il piano di chiusura della FIAT, impedendo l'uscita degli autobus.

In questo scenario che ruolo sta avendo il sindacato? Funziona come organizzazione al servizio delle lavoratrici e dei lavoratori o risponde ad altre finalità? Dalle cinque domande, scritte dai lavoratori in lotta di loro pugno ed indirizzate ad alcune delle principali centrali sindacali del nostro paese, emerge un quadro tutt'altro che esaltante. Un sindacato che in molti casi è accusato di essere assente (tanto a livello locale quanto a quello nazionale), se non peggio. Senza una proposta e senza un disegno strategico capace di contrastare i progetti della controparte. E che lascia aperto più di un interrogativo.
Per fortuna le operaie e gli operai dell'Irisbus non hanno atteso il sindacato per condurre la lotta. Probabilmente è stato proprio grazie a questo comportamento, alla fedeltà al principio del “non delegare”, se sono riusciti finora a portare avanti una battaglia che dura già da più di 110 giorni.

5 domande a CGIL-CISL-UIL-UGL

Dopo più di cento giorni trascorsi dinanzi ai cancelli dell’Irisbus di Valle Ufita si impongono alcune inquietanti domande alle confederazioni sindacali irpine e nazionali.
Anche alla luce di ciò che in queste ore sta accadendo: lettere di prelicenziamento ai lavoratori, dichiarazione di Marchionne ecc.
1) Perché dinanzi ai cancelli dello stabilimento non c’è mai la presenza di un sindacalista esterno?
Nonostante loro stessi hanno continuato a raccomandare pubblicamente ai lavoratori persino Domenica 23/10/2011 di continuare il presidio ai cancelli. Si risponde che l’Irpinia è attraversata da mille vertenze. Non c’è dubbio. Non ci sfiora l’idea che bisogna far mancare ad altri lavoratori la necessaria assistenza, ma è indubitabile che la vertenza Irisbus si impone per la qualità degli interlocutori e per la quantità di lavoratori coinvolti. Ed allora perché?
2) Perché la Fiat tenta di far uscire i pulmans dallo stabilimento il giorno dopo l’incontro con le OO. SS. all’Unione degli Industriali?
Un incontro avviatosi in un clima di festose relazioni e conclusosi con l’obiettivo comune di abbassare i toni. Il giorno dopo si consumava la provocazione della Fiat. Perché? C’era, forse, un tacito accordo? Uno scambio?
3) Perché, dopo 100 giorni, i segretari generali nazionali delle grandi confederazioni non si sono visti dinanzi ai cancelli dell’Irisbus?
In più di tre mesi il tempo per incontrare i lavoratori si sarebbe potuto e dovuto trovare soprattutto alla luce delle nove lettere di “prelicenziamento”.
E allora perché? Considerano questa vertenza e il mezzogiorno una trincea non più difendibile?
4) Perché le OO. SS. non chiariscono una volta per tutte come, dove intendono condurre e indirizzare questa vertenza?
Non c’è stata, da parte delle OO. SS., lo straccio di una proposta, l’apertura di un tavolo in grado di incanalare il conflitto e portarlo a risultati accettabili.
Da mesi ascoltiamo e leggiamo solo dichiarazioni che scaricano il peso della vertenza sull’assenza della cosiddetta “politica”.
Non c’è dubbio che i partiti, istituzioni nazionali e regionali stanno dimostrando tutta la loro pochezza, ma le OO. SS. – uniche destinatarie della rappresentanza operaia – hanno il dovere di avanzare una proposta. Se non ora, quando?
5) Quali sono gli obiettivi che le OO. SS. intendono raggiungere?
Non sono per nulla chiari e in questa assenza di prospettiva la Fiat sta mettendo in campo tutta la propria potenza nel tentativo di fermare, dividere, smembrare la tenuta dei lavoratori.
Perché insomma e per concludere non c’è una risposta altrettanto efficace da parte delle OO.SS.

I lavoratori della Irisbus