Il ministro ci tiene a sottolineare : «Se
un lavoratore che ha più di 50 anni ha difficoltà nell'impresa in
cui lavora, questo si sente perso. È un'assurdità»,
ha voluto
precisare "la" Fornero.(che le dà fastidio l'articolo
determinativo quando precede il suo cognome. E la posso anche
capire)
Ma al di là delle lacrimucce e al di là delle ovvietà esternate cosa
intende fare nello specifico per il problema che le è stato
sollevato e che la trova concorde nel condannare?
Propone la sterilizzazione dell'art 18 per le aziende che da piccole
( meno di 15 dipendenti) si consorziano tale da raggiungere la quota
fino a 50 dipendenti. Certo non c'entra nulla con i lavoratori over
50 che non trovano occupazione! Certo!
Come altrettanto non c'entra nulla l'art 18 per incrementare
l'occupazione sia degli over 50 che degli under 40!
Nel novembre del 2011, secondo la periodica rilevazione, l'Istat ha pubblicato uno studio in cui si mette in luce che "le
persone attivamente alla ricerca di una occupazione sono
2.142.000. A questo esercito di senza lavoro,viene sommato
438.000 nuovi scoraggiati che, in questi ultimi 38 mesi di
crisi, sono usciti dalle classifiche ufficiali ingrossando la
fila degli inattivi. In pratica, i senza lavoro «reali» sono
composti da 2.580.000 persone."
Nel 2010 il Censis ( che come è noto è una centrale bolscevica) ha
pubblicato dati in cui si evince che sono stati 1,3 milioni i
lavoratori transitati dall'area del lavoro a quella dell'inattività
o della ricerca di nuova occupazione. Di questi, la maggioranza (il
33%), è uscita perché licenziata o messa in mobilità, il 6,2% a
seguito di chiusura o cessazione dell'attività, mentre il 28,1% per
mancato rinnovo del contratto a termine. Quindi, complessivamente,
più di due terzi delle uscite sono riconducibili a scelte
imprenditoriali, siano queste indotte dalle cattive condizioni del
mercato o dalla volontà di licenziare o non rinnovare i contratti di
alcuni lavoratori. Solo il 19,8% è invece dovuto a cause di altro
tipo, quali il pensionamento del lavoratore, o altre motivazioni di
carattere personale.
Come si vede quindi a licenziare è facile, anzi verrebbe da dire
che vi è una sovra abbondanza.
Ma continuando a leggere i dati.
La composizione dei licenziati per la maggioranza ha meno di 45
anni (56,2%) e di questi il 33,7% meno di 35 anni. E su 100
licenziamenti che hanno portato a una condizione di inoccupazione 30
hanno riguardato dei giovani con meno di 35 anni e 30 persone con
età compresa tra 35 e 44 anni. Solo nel 32% dei casi si è trattato
di over 45.
Quindi la riconferma che la mobilità è composta per la maggioranza
dei casi da giovani under 45.
Questi dati se visti in altra ottica li si potrebbero leggere come
una conferma che gli over 45 anni protetti dall'art 18 sono gli
inamovibili. Ma questa conclusione cozza con l'altro dato che dice
che il il 96% sono aziende sono sotto i 15 dipendenti e che la
media delle aziende ha 4 dipendenti ( interessante è che il
rimanente 4% di industrie produce il 15% del pil!)
Dopo aver messo mano alle pensioni occorrerà mettere mano al
mercato del lavoro, la cui «organizzazione nel nostro Paese non
è proprio buona» Ha detto ancora "la" Fornero
Ma se il problema fosse dare lavoro ai giovani, come lo è , ma non
solo ai giovani, allora come mai proprio nella riforma delle
pensioni da ella fatta si allunga l'età pensionabile e non solo, la
si rende mobile con le aspettative di vità?
Logica vorrebbe che si incentivasse l'uscita degli anziani in modo
da liberare nuovi posti di lavoro, se il problema che si pongono i
nostri governanti fosse veramente questo. Se non si riesce a fare
crescita, per le ovvie condizioni internazionali, allora che si
ripartisca il lavoro che c'è equilibrando a vantaggio dei giovani la
percentuale di occupati.
Ma evidentemente le priorità della Fornero concretamente sono altre
e queste sono solo spot pubblicitari!