Le solite cose all'Italiana


Sull'onda delle emergenze, e non sapendo che pesci prendere , per cercare di salvarsi il ceto politico italiano da decenni , ormai, cavalca la tigre de populismo e della demagogia e sperando di rimanere a galla emana leggi, norme e persino riforme costituzionali pur di calmare l'inquietudine e la sommossa popolare. E il "popolo" abbocca. Salvo poi alla prossima tornata senza nessuna remora e senza nessuno scrupolo di coerenza e di razionalità ricancellare le vecchie norme rivelatesi pasticciate, raffazzonate, semplicistiche e senza nessun quadro di riferimento, senza nessun disegno razionale.  E' stato così con le leggi maggioritarie, le riforme elettorali in Provincia, nei comuni, nelle regioni. Mille sistemi elettorali, mille modi di eleggere i rappresentanti a seconda delle regioni, a seconda delle convenienze dei partiti maggioritari del momento, a seconda delle alleanze e delle loro convenienze. Mille provincie nate senza che ci fosse la necessità e le motivazioni e le esigenze sociali , ma dettate solo al fine di ritorni elettoralistici e appettiti localistici. Province fatte arraffazzonando comuni piccolissimi dai nomi assurdi con poche migliaia di cittadini. SOlo per soddisfare gli appettiti locali e dei notabili del luogo. Ora si eliminano perché troppo costose. In fretta si giunse al Federalismo per tener buona la forza politica emergente di allora, la Lega. Ora si invoca al ritorno del centralismo, seppure parziale,  non perché ci sia un disegno istituzionale e costituzionale un disegno di quale repubblica e di come strutturarla, NO solo per il semplice motivo che non si è in grado di gestire e governare le spinte clientelari e di malaffare del localismo clienterale. Sulla spinta degli scandali assurdi e dell'emozionale ondata scandalistica.
Ma se fra i presidenti delle regioni vi fosse uno onesto, capace, sincero , sia esso donna, o uomo, giovane, vecchio, moderno, o antico e volesse veramente spezzare questa per loro gabbia ( come l'ha definita strumentalmente la Polverini) , se veramente lo stato delle istituzioni fosse solo una questione di mele marce in un cesto di mele sane, non sarebbe meglio, non farebbe miglior figura, non avrebbe l'apprezzamento dei cittadini tutti se non denunciasse questa sua impotenza, si dimettesse ( senza che fosse costretto dalla sua maggioranza come per la Polverini) , facesse decadere la giunta e tutto il consiglio, ma lo facesse per convinzione personale, con un bella dichiarazione in consiglio regionale?
Perché ancora una volta sfuggire dalle proprie responsabilità e addossare sempre e comunque le colpe agli altri. Ma c'è in Italia uno che dica Si io lo sapevo, e quello che è avvenuto non era a mia insaputa? Ma con uno scatto d'orgoglio oltre che di onore ( che parolaccia di questi tempi) , dico non ci sto più!

Ma lo dico a tutti quei cittadini ed elettori che credono ancora in queste istituzioni e che credono che il problema che viviamo è solo un problema di uomini. Perché se passa questa bufera, e passerà, ma non il maltempo, dopo non possano dire anche loro. Ma noi non lo sapevamo!