Risparmio di 3000 indennità, in cambio di maggiore burocrazia e di minor democrazia


Se passa la legge avremo un risparmio euro più euro meno di 30milioni euro. Naturalmente è un conto approssimativo perché quelle delle indennità dei politici, dai consiglieri provinciali, comunali e regionali è una vera giungla, una selva di delibere che varia da provincia a provincia. Ma anche a tenersi larghi si avrà un risparmio di 30-40 milioni euro. Una bazzecola, visto il disastro del debito dello Stato.
E parlo di debito visto che a parte gli interessi per i titoli di Stato, quindi essenzialmente debito verso banche e soprattutto estere,  il bilancio dello Stato fra entrate ed uscite è in attivo di almeno 3-4 punti in percentuale sul PIL.  Sarebbe bastato, se veramente lo scopo era quello della riduzione dei costi dei politici dimezzare le indennità, un risparmio secco del 50% e a costo zero. Si, lo so , i minimalisti, mi contesteranno: almeno cominciamo da questo e mi citeranno quel detto di quel vecchio saggio del novecento che diceva che un lungo cammino incomincia con un primo passo. Va bene!
Ma qual’è il prezzo che pagheremo?
A confronto con 40 milioni euro di risparmio cosa daremo in cambio? Intanto iniziamo col dire che in realtà non si eliminano le funzioni delle province, ma solo il consiglio provinciale. Tutte le funzioni passeranno alle nove città definite metropolitane, a comuni che si aggregheranno , alle regioni. Da questo si evidenzia già un primo dato. Per questo e per stabbilire bene cosa, chi  e chi svolgerà queste funzioni occorreranno  leggi per  definire un insieme di criteri e di requisiti generali in base ai quali lo Stato e le Regioni, nell’ambito delle rispettive competenze, devono individuare le forme e le modalità di esercizio delle funzioni che sono oggi spettanti costituzionalmente alle Province. ( cos’ recita il ddl in essere alla camera)
Nel frattempo a chi rivolgersi?
Cosa deve fare un cittadino per sapere quella specificata funzione a chi è stata affidata? E inoltre poiché i nostri comuni sono in prevalenza composti da piccoli o piccolissimi comuni, la necessità di un coordinamento delle funzioni di area vasta non potrebbe essere efficacemente garantita da semplici forme associative tra questi stessi comuni, con il rischio di rendere ingestibile il sistema dei servizi del territorio. E quindi sarà necessario degli uffici, con funzionari preposti ad hoc per svolgere dette funzioni.  E nel frattempo?
Si avranno la proliferazione di ulteriori enti o agenzie regionali che possano rivelarsi meno funzionali dell’ente provincia di cui si dispone la soppressione.
Si perché la definitiva eliminazione richiede ancora tempi lunghissimi. Infatti la legge in approvazione dispone solo il commissariamento delle province. Non si eleggeranno più le giunte provinciali, ma tutti gli uffici e le competenze rimarranno in essere nel frattempo che leggi ad hoc provvederà alla riorganizzazione e soprattutto poiché l’istituzione delle Province è in Costituzione occorre che l’iter della modifica della Costituzione abbia il suo iter. Tutto resterà fermo in attesa della definitiva soppressione.
E in più il caos più totale.
Sarà come da memoria italica ricorda con gli enti inutili. Vi ricordate la legge che impose la soppressione degli  enti inutili?. Bene a distanza di cinquant’anni e nonostante le boutade recentemente del ministro leghista Calderoli ( quello della legge Porcellum) in Italia abbiamo ancora 34 mila enti inutili, più uno che è l’ente nato per la soppressione degli enti inutili. ('Ipsema (Istituto di previdenza per il settore marittimo), dell'Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro), dell’Enam (Ente nazionale di assistenza magistrale), dell’Ias (Istituto affari sociali), dell’Enappsmsad (Ente nazionale di assistenza e previdenza per i pittori e scultori, musicisti, scrittori ed autori drammatici), dell’Isae (Istituto di studi e analisi economica), dell’Insean (Istituto nazionale per studi e esperienze di architettura navale), dell’Agenzia autonoma per la gestione dell’albo dei segretari comunali e provinciali; le relative funzioni risultano trasferite ad altri enti (Inps, Inail, Enpals, Isfol, Istat, Cnr, ministero dell‘Interno). E si avrà anche l’effetto speciale di trasmutazione. La soppressione ha prodotto il miracoloso effetto della trasformazione societaria e della propria allocazione in altri organismi. È il caso, ad esempio, della “Stazione sperimentale per i combustibili”, divenuta azienda speciale della Camera di Commercio di Milano, al pari della “Stazione sperimentale per la seta”, che proprio in questi giorni seleziona nuovo personale; o della “Stazione Sperimentale per le Industrie delle Essenze e dei Derivati dagli Agrumi”, che a sua volta ha acquisito lo “status” di azienda speciale della Camera di Commercio di Reggio Calabria; o ancora del padano “Banco nazionale di prova per le armi da fuoco portatili e per le munizioni commerciali”, ora ospitato dalla Camera di Commercio di Brescia. Avverrà lo stesso per le Province e per le sue funzioni.
E’ difficile che le cose possano essere diverse. Anche perché portata a casa il ddl sia alla Camera che al Senato., Renzi andrà a sbandierare ai quattro venti come una cosa fatta! Non la diminuzione dei costi, ma la centralizzazione del potere e la soppressione di un pezzo di partecipazione ( anche solo al voto) da parte dei cittadini. Un controllo, possibile controllo da parte dei cittadini al potere politico.