Il mio ricordo , l’immagine che ho impresso in mente di quell'episodio, non è il ragazzo di fronte al poliziotto, novello robocob che gli
sussurra qualcosa all'orecchio, ne del sonoro che ripete “Dovresti avere un numero di riconoscimento – dice il manifestante –
Io così non so chi sei e tu sai chi sono io. È vero pecorelle”
Parole sacrosante visto il contesto, che contengono fiumi di
verità , direi quasi di saggezza. Per la giustizia invece questo rappresenta oltraggio a pubblico ufficiale.
La mia immagine di quell'episodio, mi riporta al manipolo di
poliziotti che sfasciano la porta di un bar, la sera, finito il servizio,
sfasciano le vetrine perché la proprietaria ritarda ad aprire non perché non
vuole, ma perché non può Perché i poliziotti vogliono entrare là dove non è una
porta d’ingresso , ma solo una vetrina di esposizione. Alla fine irrompono,
sfasciano tutto, sfondano una porta del bagno dove c’è una donna nell'intento "terroristico" di fare i propri bisogni. Ma loro entrano lo stesso e la trovano con le mutande in mano!
Poi alla fine escono senza “nemmeno chiudere la porta e salutare”
Erano alla ricerca di Marco Bruno, il ragazzo che aveva detto in
faccia la verità a quel poliziotto, carabiniere per la verità. Gli volevano
dare una lezioncina di buona educazione, ebbe a dire uno di loro , ripreso da
una TV locale in anonimato, naturalmente e con la voce contraffatta.
Erano
consapevoli che stavano facendo un atto illegale, un abuso e sopruso di potere
forte della loro licenza di violenza.
La mattina seguente il giovane compare in tutte le tv
nazionali e non, con il braccio ingessato, il volto tumefatto e con voce
timorosa dichiara il suo pentimento per quel momento di verità rivelata di
fronte a quel carabiniere, che tra l’altro fu anche premiato, encomiato non
solo dai mass media, ma dalle autorità politiche, militari e religiose, per
aver, sprezzante del pericolo, dimostrato coraggio e rettitudine e senso del
dovere.
Era evidente che in quella notte brava al fine il giovane era
stato trovato dalle forze dell’ordine
costituito Trovato e che gli era stato anche impartito la lezioncina di buona educazione
Ma nessuno dei cronisti e dei "giornalisti" che gli affollavano
la bocca di microfoni gli è mai venuto in mente di chiedergli “ Ma come mai sei cosi ridotto? Chi ti ha
conciato così? Forse perché la domanda era pleonastica? Forse perché la
risposta era scontata? Son caduto dal
letto, questa notte durante il dormiveglia” Per questo non gli è stata
rivolta la domanda.
Ora è arrivata la giustizia per mano della pm Nicoletta
Quaglino. La quale naturalmente non ha tenuto conto di quel che successe la
sera stessa, ne delle dichiarazioni , spontanee, rese dal giovane la mattina
seguente. Lei ha slegato gli avvenimenti, ha preso solo il fatto in se al
di fuori dal contesto e ha sentenziato.
Questa è la giustizia ne nostro paese di Pulcinella.
Sei mesi per oltraggio a pubblico ufficiale. Ma anche
ammesso che quelle parole possano rappresentare “oltraggio” , o anche percepito
come tale e anche giudicando i fatti al di fuori del contesto, la
manifestazione, i momenti di tensione fra manifestanti e “forze dell’ordine
costituito” , e quel che vi era stato nei giorni precedenti, gli scontri, le
violenze che avevano preceduto quella giornata e poi quel momento, quel
fronteggiarsi e infine quel momento di sfogo, chiamiamolo cosi. Ma voglio anche
andare al di là e voglio ammettere anche la definizione di epiteto del termine “pecorella”
rivolta a quel giovane carabiniere novello robocob .
Tutto questo può essere punito con sei mesi di reclusione?
Se questa è giustizia, se questa la chiamate giustizia…….o anche solo applicazione della legge.