Di certo ha influito il diktat lanciato da Draghi e il
conseguente incontro più o meno segreto fra il Mago d’OZ e il suo Capo. Poi a
seguire sono venuti i dubbi sulla reale intenzione da parte del Governo a
liberarsi (chiamata liberalizzazione) delle quote delle partecipate esposte dai
guru della finanzia europea pubblicati dal Financial Times
Sta comunque di fatto che immediatamente sia Padoan che il
Nembo Kid della politica italiana si sono affrettati ad annunciare la s-vendita
del 5% di entrambe le società per ricavarne circa 5 mld che servirebbero a
sanare il debito pubblico.
Per chi ha memoria storica ,sa fare di conto e ha presente
il buco nero del debito pubblico sa che
queste sono solo foglie di fico su cui si nasconde ben altro.
Vediamo di ragionarci
un po’ su.
La storia politica italiana è fatta di eccessi o di
estremizzazioni. Prima si prepara una campagna di stampa, mediatica a tambur
battente e poi a furor di popolo si attuano le “riforme” che il “popolo”
chiede.
Ci ricordiamo tutte la madre di tutte le privatizzazione e
svendite operate dal governo Prodi. Erano vendute come urgenti e necessarie per
far incamminare il nostro paese verso la modernità e il risanamento
dell’assetto industriale, economico e sociale del paese. Bla…bla…bla. Dove ci
hanno portato? Un solo esempio nel campo industriale e sulla ricaduta sociale ed ambientale è
l’ILVA di Taranto.
C'esce 'o broro? (Si
chiede quando si tratta di un affare, per sapere se e vantaggioso)
5 mld dicono le previsioni, ma il ricordo di Fincantieri
brucia ancora. Un flop , ma al contempo una perdita di sovranità e la marcia indietro della vendita del 40% di
Poste sta li a ricordare che il mercato e la situazione economica del paese non
consente di vendere al miglior offerente, ma che è un gioco al ribasso. Se il venditore è sotto ricatto
l’acquirente acquisterà a prezzo di svendita
I 5 mld di ricavati, stimati, ma nulla avvalora questa
cifra, andranno a colmare il debito pubblico, ci dicono. Ma facendo qualche
conto ci accorgiamo che di fronte agli 80 miliardi l’anno che paghiamo solo di
interessi sui titoli venduti per poter pagare i debiti , quei 5 mld sono una
goccia nel mare. Senza contare i 50 mld all’anno per vent’anni che ci apprestiamo a pagare come conseguenza
del Fiscal Compact.
E una volta venduti i gioielli di famiglia, come sanno tutti
coloro che sono nelle mani degli strozzini, si è persa una ricchezza che sarà
difficilissimo recuperare, se non a distanza di qualche lustro di
generazioni! Si certo nella situazione
in cui ci troviamo tutto fa brodo! Ma è come svuotare il mare con un secchiello
bucato o col cucchiaio, per parafrasare una vecchia parabola cristiana.
Ma a parte il ritorno economico ( risibile e non certo, anzi,
il contrario) c’è l’aspetto societario e del controllo azionario. Oggi lo Stato
detiene o direttamente o attraverso la banca depositi e prestiti circa il 30%
delle azioni che legalmente gli consente di avere la maggioranza dell’assemblea
degli azionisti. Domani non lo sarà più con la s-vendita. I nuovi/vecchi soci
avranno il controllo su due importantissimi settori ( energia elettrica e gas)
infrastrutturali per l’indipendenza
economica e politica e di un possibile sviluppo futuro.
Da qualche anno a questa parte i maggiori comparti della
nostra industria manifatturiera, tessile , di beni di lusso , insomma
l’ossatura della nostra asset industriale e produttivo è o andata ramengo per
l’estero ( vedi Fiat) o acquistata da stranieri cinesi soprattutto. Un solo
esempio per tutti il colosso cinese State Grid (che ha rilevato il 35% di Cdp
Reti), o la spagnola Telefonica che ha acquistato Telecom, o la grande
distribuzione nelle mani delle francesi ( Auchan, Carrefour, Castrorama, Leroy
Merlin, ecc. ecc.) , Alitalia venduta agli arabi.
Chi saranno i nuovi acquirenti , presumibilmente, tenendo
conto appunto dell’interesse dalla Cina alla penisola arabica in tanti a
cercare buone occasioni di investimento in Italia considerando anche i fondi
americani che sono più che liquidi ?
Ma allora perché
vendere?
Tutti gli analisti economici e gli studiosi di economia seri
(non alla Oscar Giannini) tendono a considerare questa vendita una pura perdita
( oltre che dal punto di vista politico ). Si perde ricchezza e non porta a
casa nessun risultato politico , anzi. Se si volesse veramente fare cassa più
che s-vendite ( visto lo stato comatoso delle Borse) si dovrebbe vendere in
blocco, e non solo Eni o ENEL. Allora si che perdere per perdere autonomia e
sovranità tanto vale vendere tutto e fare si cassa questa volta. ( anche se a
vendere tutti i gioielli di famiglia, vendere tutto gli immobili del demanio,
isole e Sardegna compresa tutto il vendibile insomma , ammesso che si riusciresse
a trovare un compratore disposto a comprare in blocco, non si riuscirebbe mai
portare a pareggio il bilancio( oltre 2000 miliardi di euro e in costante
aumento). Perché comunque si dovrebbero pagare gli interessi maturati per i debiti pregressi
(ammontano a circa il 16% delle entrate tributarie (Imposte dirette e
indirette) e si ricomincerebbe daccapo.
Renzi e Padoan ( non rappresentante degli elettori, ma del
FMI) hanno sottoscritto degli impegni con Bruxelles e con i mercati confermati
dall’ultimo incontro con Draghi. Tagli per 17 miliardi alla spesa pubblica,
riforme strutturali in primo luogo del lavoro e non di infrastrutture (tipo
Senato, Provincie. Queste sono solo il viatico pensato da Renzi per raggiungere
l’obbiettivo indicatogli, senza vincoli e condizionamenti politici (*). E
di svendere e privatizzare per circa 10 miliardi di euro entro il 2015. ( tesi
sostenuta anche, tra gli altri,
dall’economista Becchetti).
La tesi che sta dietro non è certo quella complottista, o
della rapina, o che si vuole la fine economica dell’Italia. Ci può anche
esserci, ma non è questa determinante. La tesi è quella solita neo-liberista.
Lo stato deve essere solo il vigilantes , ma è l’economia pura, senza vincoli e
lacci e lacciuoli a regolamentare il mercato.
L’Italia , come del resto i paesi cosi detti PIGS o si
adeguano o si adeguano. L’assetto della nuova Europa, lungi dall’essere quella vagheggiata
dagli Spinelli e da Eugenio Colorni, Ernesto Rossi e Ursula Hirshmann sognatori
romantici ed utopisti del Manifesto per un “Europa libera e Unita”, noto come
il “Manifesto di Ventotene” si devono piegare agli interessi non della Germania
, come tale e come erroneamente si vuol far credere, ma agli interessi della
borghesia finanziaria e produttiva che trovano nella Germania e nei paesi
nordici la loro momentanea collocazione. O si spezza questa soggezione e
sottomissione prima di tutto culturale e politica o il buco nero si avvicinerà
sempre più. I nostro destino sarà quello di essere una colonia di questi centri
di potere.
(*) P.S.
I sistemi politici e
costituzionali del Sud presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli
nei confronti dei parlamenti, governi centrali deboli nei confronti delle
regioni, tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori, tecniche di
costruzione del consenso fondate sul clientelismo, il diritto di protestare se
i cambiamenti sono sgraditi. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino
queste caratteristiche.
Sembra il programma elettorale di Renzi e delle sue anemiche
ragazze pon pon. Si lo è anche . Ma è pari pari quello che J.P. Morgan scriveva
Il 28 maggio 2013 nel documento di sedici pagine dal titolo "Aggiustamenti nell'area euro". a
pagina 12 e 13
Cosi affermava Blair ex primo ministro inglese e consulente
della J.P. Morgan , ammirato e stimato oltre che più volte richiamato a cui si
ispira Renzi , nell’intervista a Repubblica del 2/4/2014
“non serve la
contrapposizione destra/sinistra, bensì quella tra giusto e sbagliato, fra ciò
che funziona e ciò che non funziona. Se la riduzione del deficit è troppo
veloce, la crescita non riparte. Ma se non si fanno le necessarie riforme, il
deficit non si riduce. E mi sembra che questo Renzi lo abbia capito benissimo».
Ma non è il Blair politico che parla , ma il consulente
della JPMorgan che riceve uno stipendio di milioni di dollari l'anno per fare
da consulente a una delle più importanti banche d'affari del mondo (seconda
solo alla Goldman Sachs) formalmente denunciata dalla Casa Bianca di essere
stata la «responsabile della crisi dei
subprime», che ha poi scatenato, evidenziato, la crisi economica mondiale.