Formalmente si tratta di un accordo europeo firmato da 25
paesi il 2 marzo 2012, che prevede una serie di norme comuni e vincoli di
natura economica che hanno come obbiettivo il contenimento del debito pubblico
nazionale di ciascun paese; sostanzialmente è sinonimo dell’austerità.
Tutti i trattati sono stati approvati sotto il Governo Monti
dalla maggioranza PD+PDL+UDC Futuro e Libertà al Senato il 12/07/2012, alla
Camera il 19/07/2012. 368 favorevoli Praticamente tutti i partiti dell’arco
Costituzionale erano d’accordo e nei termini di tempo strettamente necessari
vincolati dalla Costituzione con maggioranza dei due terzi è stato messo in
Costituzione il vincolo del Pareggio di
Bilancio che è una delle clausole contenute nel Fiscal Compact . Alla
Camera 464 favorevoli e 0 contrari. Ripeto 0 contrati.
Il Patto del Fiscal
Compact non nasce dal niente , ma viene da molto lontano. I suoi predecessori
più importanti furono il Trattato di Maastricht, entrato in vigore l’1 novembre
1993, e il Patto di stabilità e crescita, sottoscritto nel 1997.
Ma come mai tutto di un colpo questo argomento è diventato
tabu’. Nelle ultime elezioni Europee , a rigore di logica avrebbe dovuto essere
argomento di discussione politica. Silenzio
assoluto Nessuno ne ha mai parlato, nessuno ne parla. Giornali,
televisioni, mass media lo hanno relegato fra le non notizie. Eppure peserà e pesa
pesantemente nella vita economica e quindi sociale e politica del nostro paese.
Altro che il vincolo del 3% che pure è
contenuto in quel Patto , ma che è solo una briciola. Ma cosa contempla tra le
altre cose quel patto?
Fra le molte cose contenute nel trattato, le più importanti
sono quattro:
– l’inserimento del
pareggio di bilancio (cioè un sostanziale equilibrio tra entrate e uscite)
di ciascuno Stato in «disposizioni vincolanti e di natura permanente –
preferibilmente costituzionale» (in Italia, unico paese fra i 15, è stato inserito nella Costituzione con una
modifica all’articolo 81);
– il vincolo dello
0,5 di deficit “strutturale” – quindi non legato a emergenze contingenti–
rispetto al PIL;
– l’obbligo di mantenere al massimo al 3 per cento il rapporto tra deficit e PIL, già previsto
da Maastricht;
– per i paesi con un
rapporto tra debito e PIL superiore al 60 per cento previsto da Maastricht, l’obbligo di ridurre il rapporto di
almeno 1/20esimo all’anno, per raggiungere quel rapporto considerato “sano”
del 60 per cento.
In Italia il debito
pubblico ha sfondato i 2.168 miliardi di
euro, ed è un record destinato di volta in volta sistematicamente ad
essere battuto con un rapporto del 136 per cento del PIL. Per i paesi che sono
appena rientrati sotto la soglia del 3 per cento nel rapporto tra deficit e
PIL, come l’Italia, i controlli su questo vincolo inizieranno nel 2016.
Basta fare due conti e si vede come dal 2016 dovremo fare
manovre da 40-50 miliardi all’anno per
vent’anni. Ma , come si è visto in questi ultimi vent’anni, la politica di
restrizioni, di austerity non fa che aumentare sia la recessione che l’inflazione
e quindi quel rapporto è destinato a
salire invece di diminuire. E si badi che quei 40-50 miliardi vanno ad sommarsi
alle manovre correttive che ogni DEF è destinata a contemplare.
Ora capite perché i politici( tutti hanno votato ed erano d’accordo
ad applicare tali vincoli) e i vari
presidenti dei consigli fin qui succedutesi non parlano mai di questa spada di Damocle
che pesa sulle nostre teste? Visto l’enormità , l’assurdità oserei dire, di
tale tagliola nessuno è in grado di sapere come fare e quindi meglio tacere e
aspettare che la provvidenza ci venga in aiuto. Tanto ci penserà qualcun altro.
Ma se è comprensibile che i politici non ne parlano e non
facciano nulla per far fronte a quelle forche caudine, che almeno i cittadini sappiano, conoscano, che non ficcano la
testa nella sabbia. Che almeno si faccia la domanda ai politici di turno o della
propria area politica di riferimento. E’
vero quel che ci aspetta nel 2016? E se si come si intende fronteggiare e reperire queste nuove fresche risorse?
E non mi /ci vengano a dire le solite balle della lotta all’evasione, le solite
inezie sulla Spending Review, sulle
pensioni d’oro ( vengono considerate tali quelle da 2000 euro ), o la lotta
alla criminalità.
La stessa UE si è accorta che nessuno dei paesi PIIGS potrà
mai mantenere quel patto , ma al contempo non si può far finta che esso non
esista, perché gli stessi paesi forti vogliono che si rispetti. E allora si
ricorre ai soliti trucchetti che però oltre alle conseguenze pratiche e di
ordine morale e di legalità oltre che di legittimità saranno solo pannicelli
caldi.
Una prima mossa è stata quella di alzare il denominatore visto che il
numeratore non c’è verso di farlo alzare, attraverso un trucchetto. Cosa
succederebbe se di un colpo, si decidesse che il metro non è più composto da dieci
centimetri, ma di , mettiamo, quindici? Di
colpo tutti pur rimanendo della stessa altezza, ma saremmo considerati più alti
del 50% .
Bene è quello che è stato fatto introducendo nel calcolo per
misurare il PIL , anche quelle attività considerati fino a ieri sommerse,
illegali, perseguibili penalmente, come la prostituzione, la rapina, lo spaccio e la vendita di droghe , l’evasione fiscale e il
riciclaggio di danaro sporco ecc ecc. Le conseguenze sono sul piano morale, ma anche
di ordine pratico ( come si faranno a calcolare con metodo scientifico dette
attività che per natura sono fuori controllo o e quini difficilmente, con
rigore scientifico misurabili?) Ma questo è un altro film.
Che cosa si ottiene?
Che non potendo abbassare il numeratore ( il debito dovuto principalmente , in
Italia, agli interessi sui titoli Bond) , allora fittiziamente si alza il
numeratore ( PIL) ottenendo surrettiziamente così di abbassare il rapporto Debito/Pil.
Ma le rate per vent'anni di 40-50 miliardi all'anno rimangono