E’ come quando riadattiamo i vestiti perché siamo dimagriti.
Ritorneranno a calzarci a pennello. E’ cosi stanno facendo con i parametri che
si utilizzano per misurare la ricchezza di un paese. Il PIL per esempio. E’ in
continuo calo e non solo in Italia a dimostrazione che la crisi non è di tipo
strutturale di un singolo paese, ma è a livello sistemico per tutti i paesi. I
parametri che misuravano il PIL definiti come SEC 1995 erano ante crisi
apparente e continuava a dire che si andava sempre peggio. Troppo insufficiente
per poter contrastare il debito e quindi il suo rapporto rischiava di scendere
sotto i parametri invalicabili fissati. Nel nuovo ricalcolo del PIL entreranno
a far parte anche le attività illegali, criminosi, furti, rapine, riciclaggio,
spaccio di droga, prostituzione, vendita di armi illegali, e via di questo
passo.
Come saranno
calcolate queste attività viste che per definizioni sono illegali e quindi
si presuppone fuori dal controllo statale? Ma naturalmente attraverso le
statistiche e le valutazioni da parte di enti di statistica governativi,
naturalmente, sorvegliate da autorità della UE. Nessun dato oggettivo,
empirico, verificabile , ma solo presupposizioni, valutazioni ad capocchiam o meglio lasciate alla
discrezionalità di chi guida la macchina che, per quanto entro ambiti scientifici,
pur sempre lasciate ad una dose di aleatorietà.
Che fine farà la lotta alla criminalità ? Quale vantaggio ne
ricaverà l’economia di un paese, frenare , combattere, ostacolare queste
attività criminali che portano , secondo i calcoli, benessere e ricchezza al
paese? E come saranno considerati vari
Riina, Spatò, grandi boss della malavita? Ancora criminali nemici della società o
capitani dell’industria, cavalieri del lavoro? Fermare un capo clan e quindi
fermare, seppur temporaneamente, le attività ad esso legate porterà
inevitabilmente ad un calo del PIL, e quindi manovre economiche e fiscali per
il recupero. Sarà quindi considerato un bene o un male combattere dette
attività?
Saranno considerati investimenti anche le spese militari,
l’industria della guerra. In questo l’Italia era campione, visto che già da
qualche anno a questa parte le spese militari erano a carico non del bilancio
del Ministero della Difesa ( ormai della Guerra. Su questo erano rimaste solo
le spese per stipendi e manutenzione sulle infrastrutture) ma su quello dello
Sviluppo, cosi da essere considerati non spese, ma investimenti.
Potrà mai avere
speranza di successo ( se mai ne abbia mai avuta) , la lotta contro gli
acquisti di armi sofisticate come gli F35, o le fregate appena commissionate da
Finmeccanica, se queste spese sono considerati investimenti e quindi non
annoverabili come deficit , ma come spese produttive , cioè investimenti?
Se le regole quindi non ci vanno più bene , allora le
cambiamo. Che male c’è? L’importante e che non si facciano raffronti fra il
primo ed il dopo.
Che non vengano a dire che stiamo meglio oggi rispetto a
ieri perché il PIL è cresciuto. Ma questo meglio è veramente un bene , stiamo
meglio e viviamo meglio se il PIL è cresciuto alla luce di questi nuovi parametri
di misurazione dello stesso?
Da parte di molti viene considerato un male che la Politica sia
sottomessa e condizionata dall’economia e molti definiscono che deve essere la
Politica ad utilizzare l’economia come strumento per lo sviluppo della società
e l’amministrazione del Bene Comune. Per la felicità dei suoi cittadini.
Alla luce di questi fatti , possiamo dire che si stia
invertendo la tendenza in atto? Possiamo affermare che la Politica e la
misurazione della felicità di un Paese sia misurabile con il PIL? (se mai lo
sia stato vecchia e nuova versione)