se a bombardare il
mio villaggio è un aereo telecomandato, ho una sola strada per difendermi a
parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e
saltare in aria in una metropolitana»...
E’ di una ovvietà disarmante, una logica ferrea , un
atteggiamento oltre che razionale e insieme istintiva fatta di rabbia di impotenza di autodifesa , quasi.
Ma ha fatto scalpore, ha indignato e sollevate proteste e in
qualche caso anche stupore.
Qui non si parla di effettuare un atto terroristico fine a
se stesso o per finalità ideologiche e di sommovimento statuale , che comunque ha
anch’esso una sua dignità e valenza simbolica, ma in risposta ad un atto di
aggressione. Se a bombardare il mio
villaggio è la premessa, e se a farlo
è un aereo telecomandato . E qui c’è tutta la forza dell’impatto dell’impotenza
di fronte ad un atto di aggressione e di violenza estrema. Di Battista , si
vede, che ha fatto questa premessa e queste precisazioni per evitare
strumentalizzazioni e accuse di simpatie o affiliazione. E questa presa di distanza
è stata anche ribadita alla fine del suo pensiero. Non sto ne giustificando né approvando, lungi da me. Si è
affrettato ad aggiungere per mettere le mani in avanti. Ma inutilmente ,
evidentemente. La forza di questa constatazione sta tutta nella sua semplice conseguenzialità
di autodifesa e di reazione. E le condanne, strumentali, sono venute proprio da parte di quell’area di
pensiero che di fronte all’aggressione di una rapina giustifica persino la
reazione violenta e sproporzionata del
gioielliere. Ma qui no , perché entra in ballo l’aspetto ideologico e
preconcetto piuttosto che la voglia di capire e comprendere.
E’ una semplice costatazione, un atteggiamento ne
preconcetto, né ideologico , ma semplice ricerca di capire la regioni di tanta
apparente pazzia e irrazionalità «purtroppo
la sola arma violenta rimasta a chi si ribella. Non terrorista, ma reazione
e ribellione ad uno stato di impotenza. Terrorista può essere l’atto estremo,
riempirsi di dinamite e farsi saltare in aria, ma non è terrorista chi lo
compie.
Io credo che a questa semplice constatazione da parte di Di
Battista è arrivato partendo dal suo status di Parlamentare che credeva nella
possibilità di poter , forte della rappresentanza di cui era portavoce,
determinare e influenzare le decisioni finali di questo ramo del Parlamento. Non credo che sia un accostamento estremo, ma
conseguenziale . Ha fatto un semplice accostamento A cosa si può arrivare se si
bloccano tutte le vie parlamentari e non violenti, se non viene consentito non
solo di poter esprimere il dissenso, ma attraverso regole e applicazioni di
norme spesso in maniera sciuè sciuè ,
stravolgere il normale svolgimento di atti parlamentari. E’ la constatazione
del suo fallimento. Delusione e presa d’atto d’impotenza che nulla è piu possibile,
che il simbolo della Democrazia ( a cui lui credeva) si è rivelato tutt’altro, che
entrare in quel parlamento è stato come entrare in una melma in cui tutto è già
scontato in partenza e tutto il resto è solo rappresentazione. Anzi, più ti
agiti, più ti dimeni , più affondi. Non ti rimane altro che lasciarti andare,
sospenderti, sperando di galleggiare .
Oppure riempirsi di tritolo e darsi fuoco! ( metaforicamente naturalmente)