Adesso vengono chiamati i Neet, tanto per la sudditanza
anglofona. Neet è l’acronimo di (Not in Education, Employment, Training). Ovvero
ragazzi che non lavorano, non studiano, non seguono neppure un programma di
formazione. I disoccupati in termini di nomenclatura statistica. Mettendo in
relazione i dati Censis con il rapporto Cnel ( che Renzi ha dichiarato ente
inutile e quindi da sopprimere e si capisce perché) del periodo 2012/2013 si
scopre che questi ragazzi sono in continuo e costante aumento. Gli under 35
senza lavoro sono 2 milioni e
250.000. Oltre un milione e mezzo si è
in qualche modo rassegnato: non studia e non cerca un’occupazione e tra questi
ci sono molti laureati. Categoria che statisticamente viene annoverata fra i disoccupati. A loro si aggiungono altri 2 milioni e 700.000
giovani che invece cerca disperatamente il lavoro ma non lo trovano . Categoria che
statisticamente viene annoverata fra gli “occupati”
Sono tutti a carico di papà e mammà? Sono tutti “bamboccioni
o choosy come li definì la ministra lacrimevole? Non tutti.
Anzi, vista la
mancanza di prospettive nel loro paese hanno cominciato a guardare oltre
confine per la loro realizzazione. Partono verso l’Inghilterra, la Germania, i
paesi Scandinavi ma anche più lontano, America ed Australia.
Negli ultimi dieci anni sono passati da 50.000 a 106.000.
Nel 2012 c’è stato il boom: quelli che hanno preso una residenza all’estero
sono aumentati del 28,8 per cento e di questi più della metà ha meno di 35
anni. La metà dei quali vanno all’estero a cercare lavoro o una sistemazione. I
dati indicano essere più che raddoppiati
Qualche anno fa mi trovavo a Bergen una cittadina marinaia
della Norvegia e al mercato ittico sentii parlare in italiano. Erano due
giovani italiani laureandi che si pagavano gli studi lavorando al mercato , in
estate, ed erano immigrati in Norvegia in cerca di avvenire. Alla mia domanda
se volevano o speravano di ritornare in Italia, mi guardarono stupiti e all’unisono
mi risposero “ Ma manco morti!” “
Torniamo qualche volta, una settimana , salutiamo la nostra terra, il nostro
mare, i nostri parenti e poi scappiamo via. Siamo italiani, ci sentiamo
italiani, ma la nostra patria adottiva ormai è la Norvegia. Qui abbiamo trovato
una prospettiva , un futuro, qui realizzeremo i nostri sogni.”
Avevano appena 21 anni cadauno.
Chiesi loro , il
perché della loro scelta, domanda pleonastica. Mi risposero allo stesso modo,
all’incirca, della risposta che ha dato la ricerca fatta dall’Anief.
Non poter più tollerare l’assenza di meritocrazia nel 54 per
cento dei casi.
Come dar loro torto? In molti , il 26,5 per cento, affermano
semplicemente di non trovarsi bene in un paese che oltretutto non sembra
prestare alcuna attenzione ai giovani, sentimento provato dal 28 per cento
degli intervistati.
. Marcello Pacifico, presidente Anief, aggiunge anche
un altro dato: il tasso di occupazione tra i 15 ed i 24 anni rilevato
dall‘Ocse, nell’Eurozona è del 23.7%, in Italia è pari a circa il 43%, ed è in
costante aumento. Soltanto Grecia e
Turchia stanno peggio.
E l’Italia è il paese dove maggiormente e con più selvaggia costanza
ha dato il maggior impulso alle politiche di deregolamentazione o precarizato il mercato del
lavoro e che, al tempo stesso, ha registrato la maggiore crescita del tasso di
disoccupazione.
Ora che è finito il semestre di presidenza alla UE , che in
molti avevano creduto stante alle parole roboanti di Renzi, ed è finita, come
non poteva che essere che cosi, in un nulla di fatto su tutti i fronti, ora che
è finita anche questa illusione come non pensare che quel dato di emigrazione
giovanile non è destinata a crescere!
E che paese sarà mai, un paese in cui non vi sono più giovani
, un paese di vecchi ?
Come i tanti paesi contadini abbandonati del nostro Sud.