In attesa del casus belli



Poche volte nella Storia, e solo negli ultimi tempi si assiste ad un vice primo ministro e ministro pluridicasteri chiamare i giornalisti "𝑰𝒏𝒇𝒊𝒎𝒊 𝒔𝒄𝒊𝒂𝒄𝒂𝒍𝒍𝒊» 𝒆 «𝒗𝒆𝒓𝒆 𝒑𝒖𝒕𝒕𝒂𝒏𝒆». Per l'assoluzione in primo grado della compagna di Partito Raggi, e nel mentre è stata dichiarato il ricorso in appello. Dunque non sentenza definitiva!
I casi sono due.
O veramente la casta dei giornalisti, in questi ultimi temi è sceso di livello professionale e dunque si meritano questi appellativi. Ma allora dovrebbero essere cosi classificati sempre, indipendentemente dall'episodio in questione.
Ma anche in questo caso un responsabile del potere esecutivo, mai dovrebbe lasciarsi andare pubblicamente e lasciare dichiarazione di siffatta portata.
E non è solo una questione formale o di bon ton istituzionale. Diventa una questione di sostanza se si pensa che non è la prima volta, che vi sono stati precedenti, in cui vi sono stati tentativi di minacciare bavagli e censure preventive ( non ultima il caso di voler mettere il controllo sulle trasmissioni a carattere scientifico in RAI)


Con questo governo, più che con i precedenti, il desiderio di smantellare tutti gli altri poteri , di accentrare tutto nelle mani dell'esecutivo, e di vietare qualsiasi controllo o commento sull'operato degli esecutivi è diventato impalpabile.
Credo che ci dovremmo aspettare un caso , magari di cronaca, eclatante, un vero casus belli, per consentire loro di invocare i pieni poteri.
I personaggi ci stanno tutti, il clima è quello giusto ed è già successo nella Storia..