quando i numeri diventano opinioni


Tutti i giornali embedded, Repubblica in testa, seguita da Sole 24 ore, per dovere appartenenza, con tono apparentemente dimesso, in realtà lasciano trasparire il tono gaudente. L'economia cinese è dal 2006 che non cresce cosi poco.
Dopo i titoli roboanti, a cui la maggior parte dei lettori se fermano, l'interno dell'articolo, ma solo per i giornalisti con un minimo di onesta intellettuale, sono costretti ad ammettere che l'economia cinese sta operando un cambio culturale e strutturale epocale ed è messa a prova dal difficile cambiamento di paradigma del sistema economico che sta evolvendo da una macchina basata sulle produzioni a basso costo destinate all'export a una alimentata dai consumi interni.
Questo sconvolge le economie occidentali, perché ora devono competere con il forte apparato industriale se voglio entrare con le loro merci nel mercato cinese, prima tutto rivolto all'export.
In Cina il PIL è cresciuto nel 2015 del 4,5% e questo fa gridare alla crisi ai paesi occidentali abituali ai loro asfittici, 0,1%, 0,9%
E nel 2016 le autorità cinesi prevedono una crescita del 6,5 al 7 per cento. Tali previsioni, a differenza di quella dei nostri governi poche volte si sono rilevate sbagliati e se lo sono stati sono stati di qualche zero virgola punti decimali su valori assoluti a due cifre.
Le vendite al dettaglio, sono aumentate nello stesso periodo del 10,2%. Crescono del 10,2% anche gli investimenti per le infrastrutture.


Non è che voglia decantare le magnificenze del sistema economico cinese, ma solo far notare la disonestà intellettuale dei nostri commentatori economici. Che più che commentatori scientifici sono servi delle tesi preconfezionate.